A pochi giorni dal Giorno della Memoria il generale Vannacci rilancia un vecchio mito: l’idea che Adolf Hitler e il nazionalsocialismo abbiano radici nel socialismo. Una tesi infondata e pericolosa, che distorce la storia e rischia di banalizzarne le lezioni più dure.
In un’intervista e in televisione, Vannacci ha sostenuto che il termine “nazionalsocialismo” dimostrerebbe affinità con il socialismo. La ricostruzione è stata demolita dagli storici, che spiegano come il pensiero nazista non avesse nulla a che fare con il socialismo. Andrea Di Michele, docente di Storia contemporanea, sottolinea che il nazionalsocialismo si fondava su comunità nazionale, etnia e razza, non sulla lotta di classe, pilastro del socialismo. Hitler stesso perseguitò socialisti, comunisti e sindacalisti, vedendoli come nemici.
Paolo Pombeni, professore emerito di Storia dei sistemi politici, ha definito le affermazioni di Vannacci frutto di “ignoranza storica”. Hitler non aveva alcun legame con il socialismo, che considerava una minaccia associata alla cultura ebraica. Lo stesso termine “nazionalsocialismo”, come spiega Marco Cuzzi, professore di Storia contemporanea, era legato a correnti interne al partito che Hitler eliminò nella “notte dei lunghi coltelli” del 1934.
L’obiettivo è chiaro: confondere e polarizzare il dibattito pubblico, spostando le responsabilità storiche del nazismo. Così occorre ricordare che il nazismo è stato un regime di estrema destra, totalitario e antisemita, senza alcun legame con i principi socialisti.
Confondere per poter riscrivere. Il sogno per qualcuno è una giornata della memoria come manganello contro gli avversari politici.