Le Lettere

Il soft power di Mosca

Invadendo l’Ucraina, la Russia ha perso i mercati più ricchi del mondo e ha guadagnato consensi in Iran, Nord Corea, Eritrea e pochi altri. Non è stato un buon affare.
Attilio Curto
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Gentile lettore, lei dimentica Cina, India, Pakistan, Sudafrica, Algeria, Brasile e molti altri Paesi che sono sostanzialmente schierati con la Russia. Inoltre dimentica che Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi, tradizionali alleati dell’Occidente, si rifiutano di applicare le sanzioni e commerciano liberamente con Mosca, concordando con lei le strategie dell’Opec per il mercato del petrolio. L’Arabia Saudita addirittura compra – sì, compra – il greggio russo, col pretesto che è più adatto del suo per gli usi industriali. Ovviamente il vero fine è di sostenere la Russia. Quanto ai mercati più ricchi del mondo, come lei li chiama, non saranno tali ancora a lungo, per lo meno l’Europa, che secondo ogni previsione è destinata a impoverirsi nei prossimi anni e decenni. E poi c’è un altro fattore da considerare ed è il cosiddetto “soft power”, ovvero l’ascendente, il prestigio, non misurabile in volumi economici. Pensi che in Africa le pubbliche opinioni, a prescindere dai loro governi, che sono tutti indebitati con Usa e Ue e quindi hanno le mani legate, sono a valanga a favore della Russia e di Putin. In Africa si vendono le T-shirt con la faccia di Putin in tutti i bazar. Insomma, la narrativa che vuole l’Occidente portatore di valori è crollata ovunque. Ora si parla solo di ipocrisia e neocolonialismo dell’Occidente, mentre si magnifica la Russia come portatrice di valori sani ed egualitari. Se le sembra poco…

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