Vollero far fuori il Cav, dagli Usa la conferma del complotto del 2011

di Fausto Cirillo

Al G-20 del 2011 funzionari europei chiesero agli Stati Uniti di aderire a un “complotto” per far cadere l’allora premier Silvio Berlusconi. Lo ha rivelato l’ex ministro del Tesoro Usa Timothy Geithner nel suo memoir intitolato ‘Stress test’, un’anticipazione del quale è stata concessa a La Stampa e al Daily Beast. La notizia ha del clamoroso, se non altro perché conferma le accuse di Forza Italia e rafforza implicitamente quanto sostenuto recentemente anche nel best-seller di Alan Friedman “Ammazziamo il Gattopardo”. Geithner ricorda che nell’autunno 2011 «alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato».  I ricordi più drammatici dell’ex ministro del Tesoro cominciano con l’estate del 2010, quando «i mercati stavano scappando dall’Italia e la Spagna, settima e nona economia piu’ grande al mondo». Geithner scrive che aveva consigliato ai colleghi europei di essere prudenti: «Se volevano tenere gli stivali sul collo della Grecia, dovevano anche assicurare i mercati che non avrebbero permesso il default dei paesi e dell’intero sistema bancario». Ma all’epoca Germania e Francia «rimproveravano ancora al nostro West selvaggio la crisi del 2008» e non accettavano i consigli americani di mobilitare più risorse per prevenire il crollo europeo. A settembre Geithner fu invitato all’Ecofin in Polonia, e suggerì l’adozione di un piano come il Talf americano, cioè un muro di protezione finanziato dal governo e soprattutto dalla banca centrale, per impedire insieme il default dei paesi e delle banche. Fu quasi insultato. Gli americani, però ricevevano spesso richieste per «fare pressioni sulla Merkel affinché fosse meno tirchia, o sugli italiani e spagnoli affinché fossero più responsabili».

In questo clima all’amministrazione degli Stati Uniti arrivò anche la proposta del piano per far cadere Berlusconi: «Parlammo al presidente Obama di questo invito sorprendente, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. “Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”, dissi a Barack Obama» aggiunge Geithner riferendosi allo stesso Berlusconi.

Imbarazzo a sinistra

Forza Italia ha subito fatto quadrato intorno al suo leader, reagendo con decine di dichiarazioni indignate. Se lo stesso Berlusconi ai microfoni del Tg5 ha esclamato «L’avevo detto io… Questo conferma che c’è stata la precisa volontà di togliere di mezzo un presidente del Consiglio democraticamente eletto», il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha chiesto l’immediato insediamento di una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti che portarono alla caduta dell’ultimo esecutivo scelto col voto dagli italiani: «Dall’America di Obama arriva la prova decisiva del golpe europeo contro l’Italia per abbattere Silvio Berlusconi. La democrazia dopo quei fatti del 2011 è sospesa. E la estromissione politico-giudiziaria del leader di Forza Italia è il coronamento di quella trama. Napolitano e Renzi silenti». Inutile girarci intorno: le trame svelate da Geithner mettono infatti in profondo imbarazzo il Capo dello Stato, all’epoca dei fatti in grande sintonia con la cancelliera tedesca e grande artefice dell’andata a Palazzo Chigi del tecnocrate Mario Monti. Quanto alla sinistra, ieri ha taciuto ostinatamente (come nel caso del premier Matteo Renzi) oppure si è rifugiata in dichiarazioni maldestre che sanno tanto di coda di paglia. Per dirne una, la senatrice Anna Finocchiaro ha definito la querelle  «un tentativo inutile e maldestro» di strumentalizzazione compiuto dalla destra per dichiarazioni «che confermano, casomai, l’imbarazzo che Berlusconi e il suo governo suscitavano in ambito internazionale». Ancora più farisaico il commento dell’impalpabile ministro degli Esteri Federica Mogherini, che in visita a Washington è riuscita a dire: «La questione riguarda il passato e si tratta di un tentativo non andato a buon fine che ci ricorda come l’Italia abbia attraversato stagioni difficili. Penso non sia utile tornare su questioni come queste», aggiungendo come l’Italia abbia girato pagina e il messaggio che vuole veicolare il governo Renzi sia teso a metterlo in evidenza. E Angelino Alfano, all’epoca dei fatti segretario del Pdl? Il leader di Ncd ha preferito mantenersi sul vago. Forza Italia chiede una commissione d’inchiesta? «Valuteremo il da farsi» è stata la sua democristianissima risposta.