Il Tempo non paga l’Inps. Affitti arretrati per 2 milioni

di Maurizio Grosso

Un balletto che ormai va avanti da anni. Nel centro di Roma, a un tiro di schioppo da palazzo Chigi e da Montecitorio, c’è il prestigioso palazzo Wedekind, storica sede del quotidiano Il Tempo. La proprietà, però, appartiene a una società che si chiama Igei, che a sua volta fa capo per il 51% all’Inps. Ora, sono anni che l’Inps segnala, almeno all’interno dei bilanci della Igei, tutta una serie di morosità da parte del quotidiano. Parliamo di affitti arretrati per circa 2 milioni di euro, non del tutto saldati dal quotidiano riconducibile al costruttore Domenico Bonifaci. In particolare si tratta di un debito nei confronti dell’Inps, guidato da Antonio Mastrapasqua, accumulatosi dal 2009 a oggi. Sul rientro del debito, però, tra le parti è stato raggiunto un accordo, a fronte del quale la proprietà del quotidiano ha dovuto prestare determinate garanzie.

Che poi, quasi per ironia della sorte, palazzo Wedekind vede tra i suoi proprietari, seppur con quote di minoranza, anche un altro immobiliarista-editore, ovvero Francesco Gaetano Caltagirone. Si dà infatti il caso che nel capitale della Igei, accanto all’Inps, ci siano anche Prelios e Vianini Lavori, quest’ultima rientrante proprio nel gruppo Caltagirone. Tra l’altro la storia delle Igei è a dir poco surreale. La società, infatti, risulta in liquidazione nientemeno che dal 1996. Il fatto è che gestisce per l’Inps e gli altri soci un patrimonio ancora ragguardevole, con 2.267 unità immobiliari e 1.257 terreni. Su parte di questi asset, naturalmente, continuano a insistere contenziosi di ogni sorta, circostanza che verosimilmente impedisce alla società di chiudere i battenti una volta per tutte. Tra l’altro la stessa Igei, almeno nelle intenzioni di Mastrapasqua, avrebbe dovuto lasciare la scena a un nuovo gestore unico di tutti gli immobili dell’istituto di previdenza (circa 13 mila cespiti per 1,2 miliardi di euro di valore). Al momento, però, il progetto non ha ancora avuto seguito. Al punto che per il patrimonio immobiliare dell’Inps si sta facendo largo l’ipotesi di cessioni graduali o a Invimit o a Cdp, in pratica i due veicoli messi in campo dal Tesoro per le operazioni di valorizzazione e vendita del mattone di Stato. Veicoli che, più o meno, si troveranno a lanciare e gestire fondi immobiliari a cui diversi centri istituzionali, tra cui l’Inps, potrebbero apportare il loro “mattone”.