Il terrorismo fa paura ma il Comitato per la sicurezza latita: mai così poche audizioni sui servizi segreti

Vista l’escalation del terrorismo, che si è registrata negli ultimi tempi, stupisce la “latitanza” di interlocutori isituzionali in seno al Copasir.

Allarmi e analisi politiche si sono accavallate sul finire dell’anno scorso. E si capisce, vista l’escalation di attentati terroristici che si è registrata negli ultimi tempi. Proprio per questo stupisce la “latitanza” di interlocutori isituzionali in seno al Copasir. Si dà infatti il caso che negli ultimi due mesi le audizioni al Comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti siano state merce rara. Mentre in giro per il mondo non sono certo mancati argomenti di discussione, davanti al Comitato in 60 giorni si sono presentati soltanto in due, per giunta nella sola seduta del 21 dicembre scorso. Si tratta del direttore dell’Aise, Alberto Manenti, e del coordinatore della Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione jihadista, Lorenzo Vidino. Per il resto, come emerge dalla lista cronologica degli appuntamenti, il Copasir da metà novembre non ha più sentito nessuno. Un unicum, in effetti, se si considera che dall’inizio della legislatura ogni mese di dicembre si sono sempre svolte diverse audizioni.

Il lavoro – Certo, il Comitato parlamentare, presieduto dal leghista Giacomo Stucchi, si è riunito sul finire dell’anno per analizzare la tradizionale relazione sull’attività dei Servizi di informazione, stavolta legata al primo semestre del 2016. Ma poi niente di più. Tra l’altro ancora non si capisce bene se la Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione jihadista, istituita a palazzo Chigi, abbia completato il suo lavoro o debba ancora svolgere qualche attività. A inizio gennaio Vidino, analista che si è formato negli Stati Uniti e che oggi è scientific advisor dell’Ispi, è comparso accanto al premier, Paolo Gentiloni, e al ministro dell’interno, Marco Minniti, nella conferenza stampa che ha fatto il punto sulle minacce jihadiste in Italia, con particolare riferimento ai rischi derivanti dal web. In precedenza Vidino si era segnalato per esternazioni tese a sottolineare una capacità italiana non proprio all’avanguardia nella prevenzione di rischi terroristici. La Commissione da lui coordinata è stata lanciata il 1° settembre del 2016 dall’allora premier Matteo Renzi. Composta da sociologi, giuristi, analisti e giornalisti, avrebbe dovuto esaurire il suo lavoro dopo 120 giorni. E’ verosimile che l’esito delle sue ricerche sia stato comunicato in occasione della conferenza stampa di inizio anno, ma resta il fatto che il ruolo dell’organo è passato pressoché sotto silenzio.

Tutto tace – Tra l’altro l’avvento della Commissione era stato strombazzato anche dalla Luiss, l’ateneo confindustriale che non perde mai un’occasione per far vedere all’esterno quanto siano luccicanti le capacità dei suoi docenti. Nella Commissione, infatti, c’era anche Alessandro Orsini, che guida l’Osservatorio della Luiss sulla sicurezza internazionale. La Notizia ha chiesto lumi all’ufficio stampa dell’ateneo, molto solerte nel reclamizare le inziative quando sono all’inizio, ma a dir poco mimetico quando si tratta di comunicarne gli esiti. Alla faccia della trasparenza.