Il tesoretto non è certo. E la Cgil ne approfitta per chiedere più tasse. Camusso rispolvera la patrimoniale. Per spremere altri 10 miliardi l’anno

Non l’avesse mai tirato fuori questo tesoretto! Nel fiume di critiche alla politica economica del Governo è proprio questo tesoretto – o presunto tale – a focalizzare gli attacchi più duri. I più non credano che esista e in effetti un ragionamento logico rende difficile capire da dove sia saltato fuori un avanzo di 1,6 miliardi mentre si fa fatica a trovare i dieci miliardi necessari per scongiurare la clausola di salvaguardia sui conti pubblici che imporrebbe di aumentare l’Iva. Di qui tutta una serie di congetture, compresa una possibile finalità elettorale legata all’annuncio di un po’ di quattrini da spendere. Finalità a dire il vero però poco logica, visto che ancora ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha confermato che il Governo non ha deciso come impiegare questo ben di Dio.

NOCCIOLINE
Che poi di questo gran capitale non si tratta mica. D’accordo che in un mondo di ciechi è fortunato chi ha un occhio, ma un miliardo e mezzo è niente a fronte dei buchi spaventosi in ogni capitolo di spesa del nostro bilancio pubblico. In generale Renzi ha detto di voler utilizzare questi soldi per il welfare, ma è evidente a tutti che sono così pochi da non poterci fare purtroppo nulla di strutturale. Ecco allora che i sindacati ieri l’hanno subito buttata in caciara. Il Def – documento di economia e finanza – non è infatti una manovra finanziaria o la legge di stabilità. Come i sindacati sanno benissimo è semmai una cornice dentro la quale saranno poi incardinate le leggi di spesa. Tutto questo però non è servito a fermare gli assalti. A partire da quello puntuale come la cartella delle tasse della Cgil di Susanna Camusso. Il Def, ha detto la segretaria, “è in totale continuità con le politiche dei governi precedenti” e si “arrende a tassi di disoccupazione giovanile attorno al 40%”. E su questo non c’è dubbio che abbia anche ragione. Peccato che alla situazione attuale, con questa disoccupazione spaventosa e un costo del lavoro che impedisce alle imprese di assumere, ci arriviamo dopo decenni di concertazione tra i governi di tutti i colori politici e la solita trimurti Cgil, Cisl e Uil. Con un’aggravante: i partiti politici sono cambiati, hanno pagato i loro errori e le promesse tradite. I sindacati non sono cambiati mai, anche nei dirigenti rimasti al loro posto per decenni, con i nuovi segretari di Cisl e Uil – ex numeri due – a fare da foglia di fico a un immobilismo che la dice lunga su come queste organizzazioni siano le ultime al mondo a poter parlare di cambiamento.

FISCO AMICO
Se la Camusso può farsi forte della poca fantasia nel Def, eccola però tornare subito dove vuole parare: sfamare ancora la bestia del debito pubblico con nuove tasse. L’idea è di allargare l’imposizione ordinaria con aliquota progressiva dallo 0,55 all’1,8% della ricchezza finanziaria. Verrebbe tassato il 5% delle famiglie per la parte eccedente i 350 mila euro, recuperando 10 miliardi l’anno. Soldi da mettere in un piano pubblico per il lavoro, togliendoli dai privati che non ne hanno più per salvare l’occupazione delle proprie imprese.