Il Tribunale di Milano demolisce il Jobs Act di Renzi. La sentenza: non ha raggiunto gli obiettivi ed è discriminatorio

Se qualcuno ancora credeva che il Jobs act fosse la soluzione a tutti i mali del lavoro nel nostro Paese, è destinato a restare molto deluso. Ieri, infatti, il Tribunale di Milano ha sonoramente bocciato il provvedimento tanto caro all’ex premier ed ex segretario Pd, Matteo Renzi, rinviando alla Corte di giustizia dell’Unione europea

la parte che disciplina i licenziamenti collettivi. A parere dei giudici del capoluogo lombardo, infatti, è necessario che venga valutato se l’esclusione della reintegra nel posto di lavoro è compatibile con i principi di parità di trattamenti e di non discriminazione e con la carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Insomma un flop, quello descritto dalle toghe di Milano, che non si limita alle sole questioni tecniche o formali. Nell’ordinanza del 5 agosto, infatti, sono presenti anche e soprattutto pesantissimi giudizi sull’impatto stesso che questa legge ha avuto sul mondo del lavoro.

FLOP TOTALE. A quanto pare secondo i magistrati che lo hanno analizzato il testo presenta anche altri gravi problemi a partire dal fatto che, contrariamente a quanto si creda, non avrebbe raggiunto i risultati sperati in termini di aumento dei posti stabili. Inoltre il provvedimento non avrebbe realizzato “alcun equo contemperamento tra diritto al lavoro e interesse dell’impresa, o tra la tutela del posto di lavoro e l’interesse all’occupazione quale fine di interesse generale che giustifica la riduzione delle tutele”.