Il voto disgiunto può costare caro a Giorgia Meloni. Psd’Az e Lega tentati: preferenza al partito, ma non al candidato FdI

Il voto disgiunto può costare caro a Giorgia. Psd’Az e Lega tentati: preferenza al partito, ma non al candidato FdI

Il voto disgiunto può costare caro a Giorgia Meloni. Psd’Az e Lega tentati: preferenza al partito, ma non al candidato FdI

“Io sono sardista da sempre. Per questo voterò un candidato – mio amico – del partito e poi Alessandra Todde. E so per certo che come me faranno in molti tra gli indipendentisti. Al limite, al posto di Todde, alcuni convergeranno su Soru. Sicuramente non su quel fascista…”. A parlare è un membro storico del Psd’Az, che a La Notizia conferma il grande incubo di Paolo Truzzu in questa campagna elettorale.

Variabile impazzita

Il suo nome è: Voto Disgiunto, quello che da giorni ormai si sta profilando come uno dei grandi protagonisti delle elezioni sarde (insieme all’astensionismo, dato dai sondaggi a oltre il 50%). Una minaccia che per il candidato del centrodestra non arriva solo da ampie frange del Partito Sardo d’Azione. Anche tra gli ex elettori leghisti serpeggia il (neanche tanto) celato desiderio di punire gli (neanche tanto) amati alleati di governo. Anche loro sarebbero pronti allo scherzetto. Non tanto per la mancata candidatura di Christian Solinas (a Matteo Salvini non interessa più il segretario del Psd’Az, scaricato e trattato oggi come un paria), quanto per la guerra che il Capitano conduce quotidianamente contro la formalmente alleata Giorgia Meloni.

Al di là dei sorrisi di circostanza e delle comuni comparsate elettorali, non è un mistero che i due siano protagonisti di uno scontro senza esclusioni di colpi all’interno del governo, dove Giorgia decide e Matteo inghiotte amaro (vedi terzo mandato). Quindi in molti sono convinti che il ministro dei Trasporti in Sardegna miri più a portare voti alla Lega che al candidato amico-nemico. Inoltre, un’eventuale sconfitta di Truzzu – il nome imposto da Giorgia senza se e senza ma, nelle elezioni che di fatto sono un referendum sulla premier – di certo indebolirebbe la posizione fin qui inossidabile di Meloni. Se invece Truzzu dovesse riuscire a vincere, per Salvini i tempi già grigi diventerebbero assai bui…

Fattore Soru

Tutte considerazioni che naturalmente il Capitano ha smentito: “Queste sono fantasie di qualche quotidiano di sinistra che ha l’attendibilità di Topolino”, ha dichiarato ieri, “Per quel che mi riguarda chi vota la Lega, e conto che siano in tanti, sceglierà la Lega come partito e Paolo Truzzu come presidente”. Dal canto suo anche Truzzu si è affrettato a dire che il voto disgiunto non è un problema, ma non perché non sia un’eventualità, bensì perché può avvenire anche nel campo avversario.

“Certo, si può fare anche il voto disgiunto, ma si può fare anche dall’altra parte”, ha detto ieri, senza però spiegare perché un elettore M5S o Pd dovrebbe volerlo come presidente di Regione… A remare contro Truzzu, poi, c’è anche la struttura delle circoscrizioni sarde, in base alla quale quella di Cagliari assegna ben 20 consiglieri sui 60 totali. E Truzzu a Cagliari non è certamente amato, arrivando da un quinquennio nel quale è riuscito ad agguantare il ben poco onorevole primato di sindaco meno amato d’Italia dai propri concittadini… Ma se Truzzu piange, Soru di certo non ride. Il suo di incubo si chiama invece Voto Utile.

È quello che ormai molti suoi sostenitori della prima ora pensano di abbracciare, data la matematica impossibilità per Mister Tiscali di vincere la competizione. Un incubo che Soru due giorni fa ha cercato di esorcizzare (“Il voto utile è stato già sbugiardato dalla percezione che tutti hanno, e cioè che Todde e la sua coalizione sia crollata nei consensi”), ma con poco successo.