Ilva, Renzi non butta la croce sul M5S. Ma insiste per ripristinare l’immunità penale agli indiani di ArcelorMittal

“Non me la sento di buttare la croce addosso al povero Patuanelli. Bisogna smetterla di fare gli avvocati difensori di Mittal”. A sentirlo parlare sembra un’altra persona e invece è sempre lui, l’ex premier, il già senatore semplice di Rignano e ora leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “Il signor Mittal non deve fare il furbo”, taglia corto ospite di Porta a Porta. “Mi auguro che la Lega e i 5 Stelle” votino l’emendamento di Iv per ripristinare lo scudo penale. Lo scudo è un alibi che va tolto. Ricordiamo che lo scudo fu tolto da Lega e 5 Stelle”.

Ma il discorso dell’ex presidente del Consiglio è ben più articolato. “Mittal ha scelto di fare un progetto di chiusura di Taranto, non è lo scudo penale il problema, si è scelto il progetto peggiore”, taglia corto rifilando un’altra stoccata all’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, rispondendo alle domande di Bruno Vespa. “Mittal ha un obbligo perché ha vinto una gara – ribadisce Renzi -. Non me la sento di mettere la croce a Patuanelli, la vicenda è più complessa, basta fare gli avvocati difensori di Mittal”.

Resta il nodo degli emendamenti di Italia Viva per ripristinare l’immunità penale al Gruppo franco-indiano dei quali il Movimento Cinque Stelle non vuol sentire neppure parlare. Una mina piazzata sulla strada della Manovra nell’accidentato terreno della maggioranza giallorossa.