Immondizia d’oro per il clan De Stefano. Arrestati due latitanti: i boss della ‘ndrangheta gestivano l’affare dei rifiuti

Un'operazione, denominata Trash, della Dda ha decapitato il clan De Stefano a Reggio Calabria, infiltrato nel business della gestione dei rifiut.

Un’operazione, denominata Trash, della Direzione distrettuale antimafia ha decapitato il clan De Stefano, infiltrato nel business della gestione dei rifiuti a Reggio Calabria. In manette sono finiti due latitanti: il boss 58enne Orazio De Stefano ed il nipote Paolo Rosario De Stefano, di 41 anni, oltre ad altri fedelissimi della cosca. Secondo gli inquirenti si trovavano al vertice dell’organizzazione criminale che si era inserita nel lucroso settore dello smaltimento dei rifiuti, sia nella società Fata Morgana, che gestisce il servizio del Comune reggino, che in altre aziende dell’indotto. In pratica erano i boss a dettare legge sugli appalti e i lavori, inquinando totalmente il mercato.

Le persone arrestate sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa e di varie estorsioni aggravate. Orazio De Stefano è stato latitante per sedici anni ed era il numero uno del clan. Il nipote svolgeva invece un ruolo di coordinatore, dando le direttive agli altri affiliati per massimizzare i profitti delle attività illecite. “Oggi lo Stato è tornato ad affermare la propria autorità sul territorio. Quest’indagine è l’ennesimo passo avanti nella strategia di attacco frontale alla criminalità organizzata”, ha commenato il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi. Al momento, però, non sono emersi nomi di politici eventualmente contattati dalla cosca De Stefano.