Immunità per Gasparri e Bernini. Al Senato le Sinistre flirtano con FI. Niente processo per gli insulti dei 2 forzisti alle toghe. Salvati dopo le aperture anche di Pd, renziani e Leu

Il flirt le sinistre e Forza Italia ormai non lo nascondono più. Da giorni il Partito democratico preme per un’allargamento della maggioranza, qualcosa che vada al di là del sostegno al Governo in una situazione difficile come quella della gestione dell’emergenza coronavirus. Linea a quanto pare condivisa, oltre che dalla solita Italia Viva, pure da Leu. Il sogno di un esecutivo giallo, rosso e azzurro. E un dono, tanto per rendere la proposta più accattivante, non si nega mai. Così ieri, in un sol colpo, la Giunta per le autorizzazioni del Senato ha concesso l’insindacabilità sia al vicepresidente di Palazzo Madama (e presidenjte della stessa Giunta), Maurizio Gasparri, che alla capogruppo Anna Maria Bernini, entrambi nei guai per delle dichiarazioni pesanti nei confronti della magistratura ed entrambi big di FI.

LE CONTESTAZIONI. Gasparri è stato querelato per diffamazione da una giudice quando, durante il lockdown, puntò il dito sulle scarcerazioni. Rilasciò una dichiarazione all’agenzia di stampa Adnkronos, contestando i domiciliari concessi a Domenico Perre, uno dei rapitori nel 1997 a Milano dell’imprenditrice Alessandra Sgarella. Riferendosi alla giudice che aveva preso quel provvedimento, Roberta Calzolari, il vice presidente del Senato dichiarò: “Ma questa Calzolari in che mondo vive? Cosa aspetta il Csm per radiarla dalla magistratura? Chiedo pubblicamente che il Csm la cacci su due piedi”. Parole che hanno portato la giudice a querelare il senatore, indagato dalla Procura della Repubblica di Roma, ma per cui la Giunta, nonostante un atto parlamentare sulla vicenda fosse stato presentato solo successivamente a tali affermazioni – e dunque le stesse non rientrerebbero nei casi per cui la Consulta prevede l’insindacabilità – ha negato l’autorizzazione a procedere, con i voti favorevoli di Italia Viva e l’astensione del Pd e Leu, giustificata con la volontà di non spaccare la maggioranza essendo il relatore il renziano Giuseppe Cucca.

Stessa decisione anche per la capogruppo azzurra Bernini che è stata citata davanti all’Organismo di Mediazione forense di Roma dai giudici Antonio Esposito e Claudio D’Isa, che in Cassazione hanno condannato in via definitiva Silvio Berlusconi, costringendolo così anche a lasciare il Parlamento. Sui due magistrati, finiti nella bufera dopo la trasmissione degli audio di un loro collega, Amedeo Franco, indicati come autori di un complotto ai danni del Cav, la senatrice, nel corso del programma televisivo Quarta Repubblica, a luglio, ha utilizzato termini pesanti, considerati dalle toghe fuorvianti e diffamatori, lesivi della loro immagine e reputazione. Ma non per la Giunta del Senato. E difficilmente a questo punto potrà andare diversamente una volta che le relazioni approderanno in aula vista la posizione dei renziani.

I RISVOLTI. Un favore considerevole a FI da parte delle sinistre, che occorrerà ora vedere se e come verranno ricambiate. Ma allo stesso tempo un elemento di contrasto notevole all’interno della stessa maggioranza. I pentastellati infatti il salvataggio di Gasparri e della Bernini non l’hanno preso affatto bene. “Centrodestra e Italia viva applicano l’insindacabilità a Gasparri e Bernini nonostante le gravi e diffamanti espressioni rivolte a un organo costituzionale come la magistratura e ciò violando i parametri interpretativi dall’articolo 68 co.1 della Costituzione, così come stabiliti dalla legge del 2003 e della Corte Costituzionale del 2004”, ha dichiarato Elvira Evangelista, capogruppo M5S nella Giunta.