Imputati e voltagabbana, ecco la carica degli impresentabili in corsa per una poltrona

Impresentabili alle elezioni, ecco i nomi discutibili schierati dai partiti per raccattare quanti più voti possibili

Indagati, imputati, condannati e trasformisti. Ci sono anche loro, i cosiddetti impresentabili – da non confondere con gli incandidabili -, nelle liste depositate dai partiti in vista delle prossime elezioni. Un esercito di persone, in molti casi capaci di accalappiare grandi quantità di voti, a cui i leader del Centrodestra e del Centrosinistra non intendono rinunciare.

Nomi pesanti

La lista dei cosiddetti impresentabili, almeno stando al senso comune, come accade in ogni tornata elettorale è lunga, per non dire sterminata, e scatena un vespaio di polemiche. Come spesso accade, a far discutere è una scelta fatta da Forza Italia che ha candidato, per il Senato, l’avvocato costituzionalista Antonia Postorivo.

Di chi si tratta? È la moglie del senatore di Forza Italia, Antonio D’Alì, che ha fatto parte della flotta azzurra a Palazzo Madama tra il 1994 e il 2018 ma che è uscito di scena per via di alcune gravi accuse giudiziarie per le quali, nel luglio del 2021, è stato condannato dalla Corte di Appello di Palermo a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Un processo che, su istanza della difesa, a breve tornerà in Cassazione.

Insomma per quanto la Postorivo sia estranea alla vicenda e che sia perfettamente abile e arruolabile come candidata, ciò non toglie che sembra esserci un problema di opportunità politica. Ma in Forza Italia non si bada tanto a questioni simili, del resto tra gli impresentabili c’è perfino il leader Silvio Berlusconi che corre per un posto a Palazzo Madama. Proprio quel Senato da cui fu messo alla porta nove anni fa, a seguito della condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale.

Forza Italia annaspa

Il Cavaliere, però, ha ancora alcuni conti aperti con la Giustizia visto che è ancora sotto processo nel Ruby Ter, in cui viene accusato di corruzione elettorale e che per questo rischia una condanna a sei anni di carcere. Incredibile ma vero, dallo stesso processo spunta anche un altro candidato azzurro: Mariarosaria Rossi. Nel suo caso l’accusa mossa dai magistrati lombardi è di falsa testimonianza e per questo rischia una condanna a un anno e quattro mesi.

Tra gli impresentabili del Cavaliere spuntano anche i nomi di Mario Occhiuto – fratello del governatore della Calabria – finito al centro di un processo per bancarotta fraudolenta, e Giuseppe Mangialavori il quale non risulta indagato ma che è stato tirato in ballo da alcuni pentiti che hanno raccontato ai pm calabresi del sostegno elettorale che avrebbe ricevuto dalle cosche elettorali nel 2018.

Sempre la stessa storia

Problemi – seppur in misura minore – anche per la Lega. Anche qui i problemi riguardano il leader Matteo Salvini che, con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, è sotto processo a Palermo per il caso Open Arms. Sempre nel Carroccio fa discutere anche il nome di Domenico Furgiele che molti inseriscono nell’elenco degli impresentabili.

Si tratta di un politico su cui il Capitano fa grande affidamento, tanto da averlo nominato responsabile della campagna elettorale, ma sul cui capo pende una richiesta di rinvio a giudizio per turbativa d’asta.

Guai per tutti

Sempre guardando nella Lega tra i candidati figurano anche il capogruppo uscente Massimiliano Romeo, già condannato per peculato sia in primo che in secondo grado, che l’ex forzista e imprenditore Antonio Angelucci che ha ricevuto una condanna a un anno e quattro mesi per falso e tentata truffa.

Impresentabili che non mancano neanche nel Pd che ne vorrebbe schierare ben quattro alle regionali in Sicilia. Si tratta di Giuseppe Lupo, imputato per corruzione e inserito nella lista degli impresentabili dalla Commissione Antimafia guidata da Nicola Morra, alla vigilia delle Comunali di Palermo.

Poi ci sono Angelo Villari e Luigi Bosco, ex assessori comunali a Catania, entrambi a giudizio per il dissesto del comune etneo. Chiude il poker, Giuseppe Carta, sindaco di Melilli (in provincia di Siracusa) entrato nel Pd dopo l’addio a Forza Italia coinvolto in un’inchiesta per appalti pilotati (ha chiesto il giudizio immediato).

Il passato che ritorna

Insomma uno scenario desolante a cui non si sottrae neanche il Terzo polo. Nella coalizione guidata da Carlo Calenda, in tandem con Matteo Renzi, spicca il nome dell’ex alfaniano Giuseppe Castiglione. Si tratta di un politico di lungo corso, con una serie sterminata di incarichi istituzionali, che tuttavia è finito al centro della cronaca giudiziaria in quanto è tutt’ora a processo per la gestione del Cara di Mineo con l’accusa di corruzione elettorale.

Scorrendo l’elenco di Azione & soci c’è anche Massimo Cassano, ex Forza Italia e Nuovo centrodestra nonché recentemente ritenuto vicino al governatore pugliese Michele Emiliano che proprio Calenda ha sempre – e pesantemente – criticato.

Tra quelli che il senso comune definisce impresentabili del Terzo polo, non si può omettere Cosimo Ferri che, come noto, è rimasto coinvolto nello scandalo degli incontri carbonari tra toghe e politici consumati all’hotel Champagne e organizzati dall’ex pm Luca Palamara.

Ma non è tutto perché Calenda e Renzi schierano anche Giuseppina Occhionero che, come qualcuno ricorderà, qualche anno fa è finita al centro di un surreale caso giudiziario legato all’attivista radicale, Antonello Nicosia, che si recava nelle carceri – assieme alla parlamentare – per portare messaggi ai boss reclusi.

Altri impresentabili alle elezioni

Come emerso dalle indagini, la Occhionero non sarebbe stata al corrente dell’operato di Nicosia ma questo non l’ha salvata dal finire sotto processo per falso in quanto, secondo i magistrati, faceva entrare l’attivista radicale nei penitenziari senza alcuna autorizzazione.

Tra gli impresentabili della coalizione, però, non si può omettere lo stesso senatore toscano e leader di Italia Viva. L’ex premier Renzi, infatti, è sotto processo per le presunte irregolarità nel finanziamento alla Fondazione Open. Un caso giudiziario clamoroso, per il quale il fondatore di Iv si è sempre detto innocente e che lo ha portato a scontrarsi spesso e volentieri con l’allora procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, in cui figura anche la fedelissima Maria Elena Boschi, anch’essa candidata per il Terzo polo.