In Abruzzo la Lega già perde pezzi. Lascia il capogruppo del Carroccio. Quaresimale se ne va nel Misto con 9mila preferenze. L’addio per la mancata assegnazione di un assessorato

La defezione è di quelle pesanti. Perché insieme a Pietro Quaresimale il Carroccio perde pure le 8.700 preferenze raccolte dall’ex sindaco di Campli, il più votato dell’intera provincia di Teramo alle ultime Regionali in Abruzzo. Acqua che se ne va, così come era arrivata al mulino della Lega. Il partito del Nord che per la scalata a Palazzo dell’Emiciclo, aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco arruolando, nei territori, ciò che passava il convento. Accettando il rischio di veder scendere in corsa dal taxi di Via Bellerio chi era rimasto folgorato sulla via di Pontida più per convenienza (accaparrarsi un seggio in Consiglio regionale) che per convinzione. Risultato: l’ormai ex capogruppo della Lega si è dimesso per traslocare nel Misto. Con il rischio che il rompete le righe, tra i banchi del Carroccio, sia solo all’inizio, bisbigliano dall’opposizione. Si vedrà.

Per ora, di certo, c’è che il partito di Matteo Salvini, conta 9 consiglieri regionali su 18 (e 4 assessori su 6) e la maggioranza di Centrodestra a trazione sovranista della Regione Abruzzo, presieduta da Marco Marsilio (FdI, nella foto), è sempre più spaccata. C’è chi pensa che Quaresimale potrebbe essere recuperato, magari concedendogli quell’assessorato regionale negatogli all’inizio della consiliatura dall’ex coordinatore della Lega Giuseppe Bellachioma che gli preferì Piero Fioretti, ma che ora rischierebbe di mettere seriamente in discussione i già precari equilibri della maggioranza. Ad auspicare un ripensamento di Quaresimale sono i vertici del Carroccio con il coordinatore regionale, Luigi D’Eramo, in testa. Già alle prese, come se non bastasse, con altre beghe. A cominciare dall’imbarazzante nomina di Caterina Longo, moglie dell’assessore Fioretti, come rappresentante della Commissione per le adozioni internazionali e per il referendum abrogativo. Senza contare le tensioni gli alleati di Fratelli d‘Italia. Non un fiato, invece, dai 9 consiglieri regionali leghisti.

“Lascio irrevocabilmente la Lega. è mancata un’effettiva collaborazione tra la compagine amministrativa e quella assembleare – ha sottolineato l’ex sindaco di Campli -. Più volte ho inteso rendere il lavoro molto più collegiale, con scarsissimi risultati ed alla fine ho maturato l’idea, mio malgrado, di non sottostare più a decisioni terze che, talvolta, e in più occasioni, ho condiviso proprio per il dovuto spirito di corpo, che adesso è venuto meno. Aggiungo che tale volontà era stata preventivamente espressa a soggetto di forte rappresentatività nella Lega, senza aver ottenuto riscontro alcuno”. Insomma, parafrasando il capogruppo Pd, Silvio Paolucci, un clima da resa dei conti permanente: “Diktat troppo spesso imposti per via degli obiettivi politici romani, com’è accaduto con il referendum elettorale o le norme manifesto riprodotte dalla segreteria nazionale della Lega e di FdI o spesso legate alle varie nomine”. Per non parlare dell’ultima spaccatura, con la Lega che si è messa di traverso sulla designazione di Paolo Gatti a componente della sezione abruzzese della Corte dei conti, allineandosi alle posizioni dei Cinque Stelle.