In Europa per contare l’Italia punta a dettare l’agenda Ue. I giallorossi trovano la quadra. Tiene l’intesa sul Salva-Stati

La giornata di ieri è servita a Luigi Di Maio a compattare i suoi alla vigilia del voto che si terrà oggi in Parlamento sulla risoluzione di maggioranza dopo le comunicazioni del premier in vista del Consiglio Ue di domani e dopodomani. In ballo c’è la riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, ovvero il fondo salva-Stati. Obiettivo del capo politico dei Cinque Stelle è arginare la protesta di quanti all’interno del Movimento sono inclini a lasciarsi sedurre dalle sirene anti-Mes della Lega e di Fratelli d’Italia.

ACCORDO FATTO. E dopo il confronto con i senatori, Di Maio è sereno: “Li ho trovati molto compatti, stiamo lavorando al meglio”. Perché è soprattutto a Palazzo Madama che i numeri sono risicati. Ma a parte tre o quattro senatori che hanno annunciato il no alla risoluzione unitaria (tra cui Gianluigi Paragone e Stefano Lucidi) o che, pur non pronunciandosi, hanno manifestato ostilità (Mario Michele Giarrusso, Ugo Grassi, Elio Lannutti) il governo non rischia sorprese. Per far passare la risoluzione basta la maggioranza semplice. “Voteremo compatti”, annuncia il ministro M5S del Lavoro Nunzia Catalfo.

Alla fine quello che chiederà il premier Giuseppe Conte è una scelta di campo: con o contro l’Europa. Ma in una prospettiva critica. Che veda l’Italia giocare un ruolo da protagonista per una nuova architettura dell’Unione economica e monetaria in linea con la difesa degli interessi nazionali. La risoluzione unitaria coniuga la volontà di non bocciare la riforma del Mes e di tutelare la credibilità dell’Italia in Europa (manifestata dal Pd) e l’esigenza (su cui spingono i grillini) di evidenziare le criticità della riforma del fondo salva-Stati per porvi rimedio. L’Eurogruppo ha stabilito di continuare i negoziati e di rinviare alla sua prossima riunione di gennaio. Il Consiglio Ue prenderà atto di questo. E inviterà, come si legge nella bozza di conclusioni dell’Eurosummit, a finalizzare il pacchetto di riforme del Mes e a lavorare sugli altri dossier con il consenso di tutti.

Sul tavolo del vertice Ue non c’è solo il Mes. Come ha spiegato il pentastellato Sergio Battelli nella risoluzione c’è anche il mandato al governo a trattare per lo scorporo degli investimenti verdi dal deficit. Il documento, su cui saranno chiamati a esprimersi deputati e senatori, conterrà secondo Di Maio, “tutte le tutele per cui il Parlamento, nelle prossime settimane, debba essere ulteriormente consultato in modo tale da dare una linea chiara al prossimo Eurogruppo e al prossimo Eurosummit”. Ovvero: logica di pacchetto (Mes, Unione bancaria, eurobilancio) da adottare in maniera “progressiva”, no alla ristrutturazione automatica del debito, no a restrizioni sulla dotazione di titoli sovrani da parte di banche, no alla ponderazione dei titoli di Stato (come vorrebbe la Germania), rivisitazione delle regole delle Clausole di azione collettiva (Cacs), coinvolgimento del Parlamento.

Questioni su cui il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il 4 dicembre a Bruxelles, ha ottenuto aperture importanti. “Sono sicuro che il dibattito in Parlamento ci vedrà come forza tenace legata a evidenziare le criticità, ma anche aperta a trovare una soluzione intelligente per il Paese”, ha dichiarato il vicepresidente M5S del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo. “La maggioranza ha lavorato sulla risoluzione in maniera serena e unitaria”, ha assicurato il ministro dem per gli Affari europei, Enzo Amendola. Poco importa che, nel corso della giornata quando più voci danno per raggiunta l’intesa in maggioranza, il M5S freni gli entusiasmi: le discussioni sono ancora in corso. Rientra nel gioco delle parti. Quello che conta sarà per la maggioranza riuscire, ancora una volta, a compattarsi.

L’accordo sul Mes è stato chiuso nella notte, intorno alle 2.30. “Confermata la logica del pacchetto. Siamo soddisfatti per la risoluzione di maggioranza che prevede le modifiche richieste dal Movimento” si è appreso da fonti M5S che precisano, inoltre, che “ci sarà un nuovo round in parlamento a gennaio, prima del prossimo Eurogruppo”. Le stesse fonti garantiscono che “ci sarà il pieno coinvolgimento del Parlamento prima dei prossimi passi sul Mes. Ogni decisione verrà presa ascoltando le Camere, non firmeremo nulla al buio”.