In Lombardia festeggia la lobby delle cave

Secondo l'Istat la Lombardia è la regione in cui si estrae più materiale dalle cave, pari a quasi 12 milioni di metri cubi all’anno.

In Lombardia festeggia la lobby delle cave

La stretta dell’industria delle cave sulla Lombardia non si allenta. Ieri la Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Lombardia ha dato il suo ok al nuovo Piano Cave della Provincia di Brescia, adottato dal giugno 2022. Soddisfatti Fdi, Lega, Forza Italia e Lombardia Ideale, contrari invece Movimento 5 Stelle, Patto Civico, Alleanza Verdi Sinistra e Partito democratico, anche se quest’ultimo si trovava in maggioranza in Provincia al momento della redazione del Piano. Si sono astenuti Lombardia Migliore e Azione – Italia Viva.

Il nuovo Piano – arrivato con un notevole ritardo rispetto al precedente, scaduto nel 2015 – prevede l’escavazione di 43 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, a cui si sommano 9,1 milioni di metri cubi derivanti dal recupero di rifiuti inerti, a loro volta ricavati dalle attività di costruzione o demolizione di edifici. Si tratta del Piano più imponente per volume della Lombardia, insieme a quello della città di Milano. Associazioni e parti politiche che si sono opposte al Piano ne hanno più volte denunciato la sproporzione rispetto alle esigenze del territorio e all’effettivo bisogno di materiali.

Già nel febbraio 2023 Legambiente si era espressa sul tema con un appello rivolto ai candidati alle elezioni regionali. “Benché evidente che già il precedente Piano Cave – si leggeva nell’appello – fosse stato approvato in termini assolutamente eccedenti i fabbisogni (tanto è vero che nei 13 anni di vigenza effettiva è stata estratta soltanto la metà dei quantitativi previsti) e che il nuovo piano dovesse essere fortemente ridimensionato, il nuovo Piano Cave adottato prevede la bellezza di circa 43 milioni di metri cubi di nuovi materiali da poter scavare e solamente 9 milioni provenienti da recupero e riciclo”.

Secondo l’Istat la Lombardia è la regione in cui si estrae più materiale dalle cave, pari a quasi 12 milioni di metri cubi all’anno

Il caso di Brescia è esemplare, ma non isolato. Secondo gli ultimi dati Istat, la Lombardia è la Regione in cui si estrae più materiale dalle cave, pari a quasi 12 milioni di metri cubi all’anno. Anche nella nostra Regione, però, si stanno moltiplicando come in tutta Italia le cave inattive, ormai quasi il 20% su scala nazionale. Se le nuove cave e le nuove estrazioni intaccano ambienti naturali e danneggiano la biodiversità, questi spazi abbandonati sono invece un vero e proprio attrattore per sversamenti illegali. Il danno riguarda così anche l’ambiente (e la salute): le discariche abusive – piene di materiale proveniente dai cantieri – rischiano di inquinare le falde acquifere e i terreni, rendendo necessarie costose bonifiche.

Sempre Legambiente, fino al 2021 ha pubblicato annualmente un accurato Rapporto Cave, proprio per mettere in evidenza le ombre legate a questa industria. “Le cave sono un indicatore efficace per capire a che punto siamo della transizione del settore delle costruzioni verso un modello che punti su qualità ambientale e riciclo – si leggeva nell’ultimo Rapporto – È infatti evidente che nei Paesi dove questi processi sono più avanti si sta riducendo drasticamente il prelievo di materiali da cava attraverso l’utilizzo di materiali provenienti dal recupero e riciclo, che garantiscono prestazioni identiche grazie alle innovazioni in corso nella ricerca e sperimentazione”.

Molti anche i siti dismessi trasformati in discariche illegali dalla criminalità organizzata

Nel Rapporto si evidenziava come il fenomeno delle cave-discariche fosse particolarmente frequente in Lombardia. Un concetto ripreso di recente dalla stessa Legambiente nel Rapporto Criminalità Ambientale in Lombardia nel 2022: “gli interramenti al di sotto di future grandi opere o nelle cave, i roghi di rifiuti, gli sversamenti di materiali tossici e l’abbandono di enormi quantità di scarti industriali all’interno di capannoni dismessi stanno inesorabilmente cambiando la morfologia dei territori e alzando, altrettanto inesorabilmente, i rischi per la salute dei cittadini. Si va configurando in Lombardia, appunto, il paesaggio dell’ecocriminalità: un paesaggio che si modella certo a causa delle attività illecite messe in campo dall’imprenditoria criminale e dalla presenza mafiosa, in particolare della ‘ndrangheta, ma anche in funzione di fenomeni sociali ed economici più ampi come la deindustrializzazione di molte aree, il fallimento delle aziende, la pandemia, la crisi economica e la conseguente necessità di abbattere i costi d’impresa relativi, ad esempio, allo smaltimento dei rifiuti e degli scarti industriali”.

Un business, quello criminale, in continua crescita: secondo il Report Ecomafie 2023, sono aumentati tutti i reati legati alla filiera del cemento illegale, che include anche tutte le irregolarità legate all’industria delle cave. A livello nazionale, sono stati 12.216, con una crescita del 28,7% rispetto all’anno precedente.