In molte delle Regioni che sgovernano le destre sono in rotta

Non solo la Sicilia dove Schifani già rischia di saltare. Le destre sono in rotta in molte Regioni, dilaniate dalle guerre di potere.

Stai a vedere che il Centrodestra è unito e granitico soltanto quando è in campagna elettorale. Già perché la coalizione che da qualche mese domina nelle urne e pure nei sondaggi, trainato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, si appresta a ottenere un nuovo successo anche nelle prossime regionali ma proprio nei territori dove governa sta mostrando limiti piuttosto evidenti. Dalla Sardegna alla Sicilia, le destre stanno trovando più di qualche problema nel tramutare le promesse elettorali in fatti concreti e, incredibile ma vero, fanno perfino fatica a tenere unita la propria Giunta.

Insomma la fotografia che arriva dai territori guidati dal Centrodestra è quella di un disastro più che completo tra inchieste, liti e rimpasti obbligati nonché frequenti. Proprio quest’ultimo è il caso della giunta sarda di Christian Solinas che, come accade da tempo, continua a perdere pezzi. Soltanto una settimana fa a lasciare è stato l’assessore forzista al Lavoro nonché vicepresidente della Regione, Alessandra Zedda. Un addio che sarebbe motivato sulla base di ragioni personali e non politiche. Eppure in Sardegna sono in molti a pensare che dietro questo passo indietro ci sia dell’altro e che la Zedda potrebbe decidere di candidarsi a governatore nelle elezioni previste per il 2024. Una data che a ben vedere rischia di essere perfino anticipata visto che la giunta di Solinas traballa sempre più e viene dato in uscita, già nei prossimi giorni, anche l’assessore all’Ambiente di Fratelli d’Italia, Gianni Lampis.

Insomma che l’esperienza di governo possa concludersi prima del tempo è un’eventualità concreta e lo sa lo stesso presidente di Regione che infatti sta cercando di tamponare i danni con un rimpasto corposo – promesso mesi fa ma mai concretizzato -, se non un azzeramento totale della Giunta, che dovrebbe concretizzarsi lunedì. Se possibile è ancor più strampalato quanto sta accadendo in Calabria dove la Giunta del forzista Roberto Occhiuto da tempo sembra faticare per riuscire a nominare i suoi assessori. Un problema che si è riproposto a seguito delle elezioni nazionali che hanno portato all’addio di Tilde Minasi della Lega e Fausto Orsomarso di Fratelli d’Italia, entrambi eletti in parlamento. Così per evitare fibrillazioni nella maggioranza, le destre hanno pensato di presentare una proposta di legge che altro non è che un salvagente a quei consiglieri regionali che, stando alle attuali norme, per essere nominati assessori devono rinunciare al seggio in Regione.

Non solo la Sicilia dove Schifani già rischia di saltare. Le destre sono in rotta in molte Regioni, dilaniate dalle guerre di potere

Insomma l’idea geniale è di istituzionalizzare le doppie poltrone. Uno stratagemma che permetterebbe al governatore, dopo mesi di impasse, di portare a termine il tanto agognato rimpasto. Eppure in Sicilia le cose sono ancora peggiori. Qui la maggioranza che sostiene Renato Schifani (nella foto) è andata in frantumi dopo nemmeno un giorno di lavoro, con il risultato che nell’Assemblea regionale siciliana ora esistono due gruppi Forza Italia 1, guidato dal governatore, e Forza Italia 2 di Gianfranco Micciché. Una spaccatura che già fa traballare il governatore al punto che il consigliere del Pd, Nello Dipasquale, lo ha incalzato: “I siciliani hanno dato a questo governo una maggioranza di quaranta parlamentari e già alla seconda votazione sono scesi a 32. Schifani aveva dichiarato di essere pronto alle dimissioni qualora non ci fossero stati i numeri. Che intende fare ora?”.

Ma per le destre non va meglio neanche dove si trovano all’opposizione. Un caso su tutti è quello della Campania dov’è in corso uno scontro fratricida in Forza Italia deflagrato a seguito delle elezioni nazionali di settembre vinte dal Centrodestra. Un successo andato di traverso ad alcuni azzurri campani che lamentano una scarsa rappresentanza di uomini del Sud nel Governo. Per questo a sbattere la porta è stato Stefano Caldoro, ex governatore e da 15 anni uomo di punta della coalizione in Regione, assieme al suo fedelissimo Massimo Grimaldi per lanciare il Nuovo Psi federandosi con la Lega. Due abbandoni pesanti che sono stati duramente attaccati da Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia, che ha parlato di “tradimento” tuonando contro “il trasformismo politico che è il male assoluto” perché “chi viene eletto in una lista e cambia poi partito, deve avere la dignità di dimettersi. Chi non lo fa, si comporta da camorrista verso gli elettori che hanno votato quel partito. E come tale va trattato”.