In Puglia obbligo vaccinale per medici e infermieri. Nella Regione di Emiliano chi si rifiuta di immunizzarsi è fuori dalle corsie

In Puglia obbligo vaccinale per medici e infermieri. Nella Regione di Emiliano chi si rifiuta di immunizzarsi è fuori dalle corsie

La Puglia di Michele Emiliano è da poco la prima regione italiana che ha fatto una legge per rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid agli operatori sanitari. L’obbligo riguarda coloro i quali afferiscono al sistema sanitario nazionale ed è passato in consiglio regionale con 28 voti a favore. La norma si inserisce coerentemente con un percorso normativo già avviato dalla Puglia per tutelare dalla diffusione del virus in ambienti ospedalieri.

Questa norma è una norma di civiltà giuridica avanzata che dovrebbe essere presa a modello per l’intera nazione estendendo l’obbligo anche alle strutture private. Infatti, non è possibile che proprio i luoghi di cura divengano il motore primo dei contagi. Non dimentichiamoci che furono proprio gli ospedali lombardi che svolsero un ruolo propulsore per lo svolgersi della pandemia lo scorso anno. Chi deve proteggere la salute non può divenire, a sua volta, un propagatore di contagio sia per sé stesso, che per i suoi colleghi che per l’intera comunità.

Ora, da quando Salvini e il centrodestra sono nell’esecutivo dobbiamo assistere ogni giorno alle scempiaggini di vari esponenti, il leader per primo, che straparlano di riaperture indiscriminate per favorire l’economia privata a danno dalla salute pubblica. Una linea demenziale che finirebbe, se attuata, per danneggiare la stessa economia come si è visto nei cosiddetti Paesi liberisti, come Svezia, UK, Usa, Brasile che hanno fatto in passato scelte disastrose di non chiusure trovandosi poi drammaticamente a rincorrere il virus che, ricordiamolo, con le varianti gioca sempre d’anticipo rispetto ai nostri sforzi.

Dunque, almeno nelle regioni governate dal centrosinistra, occorrerebbe una linea guida comune che limiti gli appetiti elettorali dei governatori. Il caso di Stefano Bonaccini, in Emilia Romagna, è emblematico. Bonaccini, infatti, per non farsi sorpassare dalla Lega, sta facendo delle incaute aperture alle pretese economiciste della più retriva e populista delle parti politiche. I governatori di centrosinistra del Nord sono pericolosamente esposti a questa tentazione per cui, appunto, un coordinamento centrale servirebbe a mitigarne l’azione.

Per fortuna Mario Draghi resiste e il Comitato tecnico scientifico è stato molto chiaro sui rischi che ancora ci sono e che preludono, soprattutto nel Nord, ad una terza ondata che sarebbe esiziale nel periodo vaccinale. Un plauso questa volta dunque a Emiliano che coraggiosamente ha portato avanti una linea di dura intransigenza che contro la pandemia che, alla lunga, darà i suoi frutti anche in campo economico. Viceversa, se il proselitismo del centrodestra facesse breccia sulle regioni industrializzate del Nord governate dal Partito democratico sarebbe il preludio ad una catastrofe nazionale e poi dovremmo assistere al consueto palleggio di responsabilità.

E in questa ottica è importante anche il Lazio dove Zingaretti tiene duro sulle riaperture che vorrebbero i demagoghi del libero mercato., forte certamente anche del suo ruolo di segretario nazionale. è quindi da salutare come una iniziativa intelligente quella del premier di dotare il Comitato tecnico scientifico di un unico portavoce che impedisca ad alcune Covid-star di andare in continuazione in Tv e magari contribuire al clima di confusione presso la pubblica opinione.