La rivoluzione gentile di Papa Francesco continua a far sentire i suoi effetti. Il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha emesso la prima condanna per riciclaggio e sono aumentati gli scambi di informazioni con le autorità estere. Oltretevere le maglie per quanti intendono ripulire capitali sporchi sembrano essersi fatte sempre più strette. Progressi, dopo tante accuse legate allo Ior, elencati nel rapporto presentato ieri dall’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede, istituita da Benedetto XVI il 30 dicembre 2010 e rafforzata da Bergoglio sei anni fa.
Negli ultimi mesi il Vaticano ha bloccato tre transazioni sospette del valore totale di 422mila euro e due conti del valore di 2,3 milioni. Diminuite inoltre le stesse segnalazioni di attività sospette, che nel 2018 sono state 56 a fronte delle 150 dell’anno precedente. Undici i rapporti all’Ufficio del promotore di giustizia. Rivoluzionaria però è soprattutto la collaborazione della Santa Sede con le autorità estere per bloccare operazioni di riciclaggio e di finanziamento ad attività sospette, a partire dal terrorismo.
“La cooperazione internazionale resta un fattore di fondamentale importanza”, ha affermato Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Aif. Riflettendo sui valori a cui costantemente richiama Papa Francesco, Di Ruzza ha poi dichiarato che “la promozione della trasparenza e dell’integrità delle attività finanziarie assume un più profondo significato, favorendo la realizzazione di più nobili fini”. Un altro segno di cambiamento.