Inchiesta Equalize, scambi di accuse davanti ai pm nel faccia a faccia tra gli indagati Pazzali e l’ex hacker Calamucci

Inchiesta Equalize, faccia a faccia tra Pazzali: non sapevo degli accessi illegali. Calamucci: agito per ordine del manager

Inchiesta Equalize, scambi di accuse davanti ai pm nel faccia a faccia tra gli indagati Pazzali e l’ex hacker Calamucci

Enrico Pazzali, ex titolare dell’agenzia investigativa Equalize ed ex presidente di Fondazione Fiera Milano, “chiedeva a Carmine Gallo” di effettuare accessi abusivi allo Sdi delle forze dell’ordine su Ignazio La Russa e famiglia, compresi i figli e la moglie. È quanto ha sostenuto l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, ex dipendente di Pazzali, riferendo quanto gli disse l’ex superpoliziotto Carmine Gallo, anch’egli ex dipendente di Pazzali in Equalize. È uno dei punti trattati nel corso delle 12 ore di confronto di martedì tra Pazzali e Calamucci davanti ai pm della Dda milanese e della Dna.

Pazzali: “Ignoravo gli accessi abusivi”. Calamucci: “Agivamo per ordine di Pazzali”

Il primo sostiene di non esser stato al corrente degli accessi abusivi alle banche dati effettuati da Calamucci e Gallo; il secondo, invece, che ogni loro azione avveniva per ordine di Pazzali. Dalle indagini è emerso che, oltre alle già note ricerche su La Russa e figli del maggio 2023, ci sono stati, tra 2023 e 2024, otto accessi allo Sdi sul presidente del Senato e famiglia, di cui in un caso su Lorenzo e Leonardo Apache, i due figli, effettuati nel giugno 2023 negli uffici delle forze dell’ordine di Malpensa. “Mi ha detto Gallo che Pazzali gli chiedeva gli Sdi su La Russa”, ha messo a verbale Calamucci, le cui dichiarazioni precedenti sono sempre riscontrate, secondo i pm, da intercettazioni.

I contatti di Pazzali con forze dell’ordine e magistrati

Calamucci ha spiegato che ogni volta che Pazzali andava a Roma, coi suoi contatti con vertici istituzionali e delle forze dell’ordine, oltre che giudiziari, tornava con delle informazioni. Sui personaggi israeliani vicini ai servizi segreti, che come documentato dagli atti, sarebbero entrati nella sede di Equalize, Pazzali avrebbe spiegato che lui se li era trovati là e non sapeva chi fossero. I rapporti coi servizi segreti sono stati anch’essi al centro del confronto.

Nel faccia a faccia, poi, si è trattato anche dei rapporti tra Pazzali e il presidente lombardo Attilio Fontana. “Io e Fontana (non coinvolto nell’inchiesta, ndr) siamo amici da lunghissimo tempo, abbiamo un rapporto molto stretto – aveva messo a verbale Pazzali -. Effettivamente devo dire che nella occasione (ricerche su Paolo Scaroni, ndr) che mi contestate ho usato il suo nome, fittiziamente, per mettere fretta a Gallo”. I pm gli avevano domandato se lui “poteva permettersi”, stando alla sua versione, “di spendere a suo piacimento il nome del presidente Fontana”.

Dossierato anche il manager di Webuild che si occupava di San Siro

La procura ha poi domandato anche della richiesta da parte di Pazzali a Gallo di informazioni sul manager di Webuild che si stava occupando della ristrutturazione dello stadio Meazza. “Dovevo vederlo e per questo chiedevo informazioni”, avrebbe risposto Pazzali.

E si è parlato pure del fatto – venuto a galla dalle chat – che Pazzali avesse ricevuto da Gallo, tre giorni dopo il deposito, copia della denuncia presentata nel maggio 2021 da Matteo Renzi sul caso svelato da Report dell’incontro tra l’ex premier e l’ex 007 Marco Mancini in un autogrill. Pazzali ha sempre negato che si sia trattato di una sua richiesta a Gallo.