Inclusione scolastica: aumentano gli studenti con disabilità, ma diminuiscono i supporti

Gli studenti con disabilità crescono, l’inclusione no: dati Istat e Openpolis mostrano più ore fuori dalla classe e supporti insufficienti.

Inclusione scolastica: aumentano gli studenti con disabilità, ma diminuiscono i supporti

Nel 2023/24 gli studenti con disabilità sono 359mila, secondo il rapporto Istat diffuso il 18 marzo 2025. In un anno sono aumentati di 21mila, in cinque di oltre il 26%. La crescita non trova un sistema capace di accompagnarla: lo mostra il report «Il diritto all’inclusione per gli studenti con disabilità, una sfida ancora aperta», pubblicato da Openpolis – Con i Bambini il 18 novembre 2025. Un alunno su cinque non è autonomo nelle attività essenziali e questi studenti trascorrono 7,3 ore a settimana fuori dalla classe, che al Nord diventano 9,4 e raggiungono 13,6 ore nelle superiori. Alla scuola dell’infanzia i bambini totalmente non autonomi arrivano a 9,8 ore lontano dal gruppo. È l’indicatore più evidente del rallentamento dell’inclusione dentro una scuola che continua a proclamare la propria eccellenza.

Il sostegno continua a essere il punto fragile. Istat calcola che il 27% dei docenti assegnati non ha la specializzazione, con un picco del 38% nel Nord e un 11% di nomine in ritardo. Le ore garantite, 15,6 a settimana, non bastano a compensare il carico. A questo si aggiunge il vuoto nell’assistenza all’autonomia e alla comunicazione: oltre 15mila studenti, il 4,2% del totale, non ricevono il servizio previsto, con una quota che nel Mezzogiorno sale al 5,4%. Il 3,7%delle famiglie è costretto al ricorso. La sentenza 12/2025 del Tar Lazio ha richiamato un principio basilare: il diritto all’inclusione deve essere garantito indipendentemente dalle risorse disponibili, insieme alla Convenzione Onu ratificata con la legge 18/2009. È un richiamo che fotografa la distanza tra la norma e la quotidianità delle classi, dove i progetti individuali restano appesi all’organico assegnato.

Le diseguaglianze territoriali e la separazione che ritorna

Il sistema si muove in modo irregolare. Nel Mezzogiorno le ore di sostegno sono 17,3 a settimana contro le 13,9 del Nord, ma la continuità è più fragile e gli assistenti all’autonomia meno presenti. Al Nord la disponibilità di personale è maggiore, però gli studenti non autonomi passano più tempo fuori dall’aula, soprattutto alle superiori. La geografia dell’inclusione finisce per dipendere dal codice di avviamento postale più che dal bisogno educativo. E la conseguenza è che due studenti con la stessa diagnosi possono vivere esperienze scolastiche completamente diverse.

Le tecnologie mostrano lo stesso schema. Secondo Istat, il 75% delle scuole primarie e secondarie dichiara di avere postazioni informatiche adattate, ma nel 46% degli istituti la dotazione è assente o giudicata insufficiente, con un deficit più marcato nel Sud. Quasi una scuola su cinque le colloca solo nelle aule di sostegno, replicando una logica separativa che la normativa e la Convenzione Onu hanno inteso superare.

L’elaborazione di Openpolis individua sei province in cui la quota di scuole con postazioni adattate scende sotto il 50%, con valori minimi a Bolzano, Oristano, Sassari, Brindisi, Campobasso e Novara. L’innovazione che dovrebbe avvicinare gli studenti diventa spesso l’ennesimo strumento che li isola.

Un modello avanzato sulla carta che perde terreno nella realtà

L’Italia rivendica uno dei modelli più avanzati d’Europa, pensato per tutti. I numeri raccolti da Istat e rielaborati da Openpolis raccontano una traiettoria diversa: continuità didattica intermittente, insegnanti che cambiano a metà anno, piani individuali non applicati, famiglie costrette a difendere davanti ai giudici diritti già riconosciuti. Sullo sfondo c’è un dibattito politico che guarda alle spese più che agli esiti, mentre l’inclusione viene trattata come un costo variabile e non come un principio costituzionale.

Il contenzioso cresce, la giurisprudenza ribadisce diritti esigibili e la distanza tra modello e realtà si amplia. Bambini e ragazzi con disabilità continuano a trascorrere molte ore lontano dai compagni, in spazi separati, con strumenti digitali che dovrebbero includere e invece segnano un confine visibile ogni giorno. La fotografia dei dati 2023/24 dice che gli studenti aumentano, l’inclusione no. Ed è nelle classi che questa divergenza diventa più evidente: luoghi pensati per ridurre le distanze che oggi rischiano di moltiplicarle.