Inflazione, l’Italia è all’11,6%. Istat: “Confermato il record dal 1985 per il 2022”

L'inflazione, seppur in calo, conferma il record dal 1985 per il 2022 in Italia: lo rivelano i dati preliminari diffusi dall'Istat.

Inflazione, l’Italia è all’11,6%. Istat: “Confermato il record dal 1985 per il 2022”

Il trend in discesa che sta caratterizzando l’inflazione comincia a essere evidente anche in Italia. Nella Penisola, tuttavia, il ridimensionamento della curva continua ad avere un andamento rallentato rispetto agli altri grandi Paesi europei confermando un dato che, ancora nel mese di dicembre, resta a doppia cifra. In considerazione delle stime preliminari diffuse dall’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, si è attestato al +11,6% su base annua calcolato a dicembre 2022, a fronte del +11,8% calcolato a novembre dello stesso anno. Su base mensile, invece, il 2022 chiude con uno +0,3% mentre a novembre era stato dato a +0,5%.

Inflazione, l’Italia è all’11,6%. Istat: “Confermato il record dal 1985 per il 2022”

Secondo l’Istat, il carrello della spesa in Italia – ossia i prezzi dei veni alimentari e per la cura della persona e della casa – mostra una flessione quasi impercettibile passando da +12,7% a +12,6% mentre i prodotti ad alta frequenza di acquisto sono passati da un +8,8% a novembre a un +8,5% a dicembre. I beni di prima necessità restano a livelli estremamente elevati mentre l’inflazione media corrisponde all’8,1%, confermando l’incremento più significativo dal 1985, anno in cui raggiunse il 9,2%. Infine, l’inflazione acquisita per il 2023 parte da +5,1%.

Così come in Paesi Ue come Germania e Spagna, ciò che preoccupa è “l’inflazione di fondo” ovvero l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi. È appunto questo il dato che la Bce osserva e studia per valutare le strategie da applicare nella sua politica monetaria. Al momento, l’inflazione di fondo è aumentata da +5,6% a +5,8%. Il dato mostra in modo evidente che i rincari registrati in campo energetico hanno avuto ripercussioni importanti anche su altri settori. Di conseguenza, per contenere il trend e riportare il tasso intorno al 2% sarà necessario procedere con l’introduzione di nuove strette.

Alla luce dei dati diffusi, la variazione tendenziale più importante riguarda ancora una volta la voce “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” che ha raggiunto +54,5%. I prodotti alimentari e le bevande sono a +13,1%; i servizi ricettivi e di ristorazione a +8,1% mentre mobili, articoli e servizi per la casa a +7,6%.

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Il dato della Penisola continua a superare quello degli altri grandi Paesi Ue

I dati Istat sull’inflazione in Italia sono stati commentati da Assoutenti. “La lieve discesa dell’inflazione registrata nell’ultimo mese non appare sufficiente, perché i prezzi al dettaglio rimangono ancora a livelli altissimi, e sono destinati a crescere ulteriormente nelle prossime settimane per effetto dello stop al taglio delle accise sui carburanti”, ha detto il presidente Furio Truzzi.

E ha aggiunto che “solo per il cibo una famiglia nel 2022 ha speso 513 euro in più rispetto all’anno precedente, spesa che sale a +700 euro annui se si considera un nucleo con due figli. Di fronte a tali dati chiediamo al governo Meloni di inserire l’emergenza prezzi tra le priorità dell’esecutivo, varando il taglio dell’Iva sui beni primari come alimentari e generi di prima necessità, e intervenendo sulla tassazione relativa ai carburanti, seguendo l’esempio del suo predecessore Draghi e tagliando le accise che pesano sui costi di una moltitudine di prodotti, considerato che in Italia l’85% della merce viaggia su gomma”.

L’Istat ha anche segnalato che, nel terzo trimestre 2022, il reddito delle famiglie consumatrici è cresciuto dell’1,9% in termini nominali rispetto al trimestre precedente mentre i consumi finali registrano +4,1%. Il potere d’acquisto dei nuclei familiari, invece, è aumentato dello 0,3% sul trimestre precedente. In questo contesto, la propensione al risparmio decresce, “stimata al 7,1%, in calo di 1,9 punti rispetto al trimestre precedente e scesa a livelli inferiori rispetto al periodo pre-Covid”.

Intanto, negli altri Paesi europei, i rallentamenti in materia di inflazione diventano sempre più evidenti. Lo dimostrano Stati come Spagna, Francia e Germania dove a dicembre il tasso si è attestato rispettivamente al 5,8%, al 5,9% e all’8,6% a fronte dei 6,7%, 6,2% e 10% registrati a novembre. Piccolo calo, poi, per il Portogallo che è sceso dal +9,9% di novembre al +9,6% di dicembre.