Arriva la chiusura di Telejato, è rimasta al verde. E Maniaci si difende: i soldi erano per le pubblicità

Il direttore di Telejato Pino Maniaci, finito nella bufera per l'accusa di estorsione, si dice tranquillo e disposto al chiarimento.

Ha promesso di chiarire tutto e di sentirsi tranquillo. E il cronista anti-mafia Pino Maniaci, finito nella bufera per l’accusa di estorsione, è andato al contrattacco dopo l’interrogatorio. Annunciando la chiusura della sua Telejato per mancanza di soldi. “Ma quali estorsioni? Non sono un estorsore, quando chiedevo i soldi al sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, erano riferiti a una pubblicità. Per dimostrarlo ho messo a disposizione dei giudici tre anni di telegiornale di Telejato. Non c’è un solo servizio che dimostri che io abbia abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto o di Partinico”, ha affermato. Poi ha annunciato: “Telejato chiude perché non sono riuscito a pagare una bolletta da 815 euro, che è scaduta ieri. Era l’ultimo sollecito dell’Enel. E in questi giorni non ho avuto la possibilità di raccogliere i soldi, anzi il ‘pizzo’, avendo altri pensieri”.ù

Pino Maniaci ha anche criticato il comportamento della stampa: “Io già sono stato condannato da tutti voi. Sono molto amareggiato, perché per notificarmi un divieto di dimora hanno atteso una operazione di mafia, con l’arresto di dieci persone che con me non hanno nulla a che vedere. Mi vengono a prendere alle due di notte due capitani dei Carabinieri, mentre ero in televisione. Mi hanno trattato come un delinquente”. E ha proposto la tesi del complotto: “L’obiettivo era quello di infangare Pino Maniaci e l’emittente Telejato per arrivare alla chiusura dell’emittente”.

Ingroia diventa garantista
Tuttavia i video e le intercettazioni hanno allungato grandi ombre sul comportamento del direttore di Telejato, assistito dall’ex pm Antonio Ingroia. Che dopo aver indossato a lungo i panni dell’inquisitore, ora si riscopre garantista. “Nelle carte della Procura non c’è la prova che Maniaci abbia ammorbidito le sue inchieste in cambio di soldi”, ha sostenuto Ingroia. “Credo che la Procura di Palermo abbia avuto una caduta di stile nell’accomunare il nome di Maniaci a quello dei mafiosi”, ha aggiunto. Alla fine, però, Ingroia ha ammesso: “Forse abbiamo fatto troppa antimafia con i simboli. Maniaci non lo santificavo prima e non lo demonizzo ora”.