A votare in Umbria sono stati poco più di 450mila cittadini, ma per il centrodestra è un primo passo verso l’assalto al governo di Roma. Questo è stato il refrain in campagna elettorale e a maggior ragione a urne chiuse, che hanno consegnato alla Lega e alla sua candidata Donatella Tesei una vittoria schiacciante, con uno scarto di 20 punti percentuali rispetto al risultato raggiunto dall’alleanza M5s-Pd. “Dal punto di vista della durata del governo non c è nessuna ragione per cui abbia delle ripercussioni però è chiaro che se il governo non tiene conto che ci sono degli elettori fortemente insoddisfatti che si spostano su Lega e Fratelli d’Italia corre dei rischi oggettivi – ci spiega il politologo Gianfranco Pasquino – Conte deve cercare di far durare il governo facendo delle riforme che convincano gli elettori a tornare a votare, soprattutto per i 5Stelle. Il Pd ha tenuto ma per mantenere questa alleanza deve crescere. E il governo deve essere operativo.
Matteo Salvini sottolinea la valenza nazionale del voto umbro mentre Giuseppe Conte minimizza…
Il premier fa molto male a minimizzare e ha fatto molto male a paragonare gli elettori umbri agli abitanti della provincia di Lecce, è stato un errore. Gli elettori devono essere sempre rispettati. Sbaglia anche a passare il suo tempo a criticare Salvini, una cosa inutile e controproducente. Il leader della Lega dice sempre “più mi attaccano e più io mi rafforzo”, a me fa venire in mente qualcuno che diceva “molti nemici molto onore”. Se evitasse questi riferimenti sarebbe preferibile. Però ha ragione, se lo attaccano lo rendono ancora più visibile.
Il dato è anche il crollo del M5S. L’astensione non c’è stata, dove sono andati allora questi elettori?
Sicuramente una parte sono andati dalla Lega e da FdI perché il Pd ha perso solo l’1,5% mentre i sovranisti hanno guadagnato molto di più. Vi è un elemento di insoddisfazione profonda che li ha premiati ma è un elettorato mobile, che non è conquistato per sempre: in questo caso ha scelto Salvini e Meloni ma non è detto che rimangano lì. In ogni caso il leader della Lega ha proposto un’alternativa ad un governo basato su un’alleanza frettolosa, ha una sua proposta. Il M5S ha pagato il prezzo di aver voluto candidare uno sconosciuto, un candidato civico ignoto.
Però subito dopo la vittoria schiacciante del centrodestra sul blog delle Stelle è apparso un post che ha archiviato l’esperimento del patto civico
Non andava detto dopo le elezioni, occorreva pensarci prima e capire che nelle democrazie parlamentari le coalizioni bisogna farle, senza necessariamente amarsi ma rispettando tutte le posizioni.
Luigi Di Maio parla di terza via.
Di Maio ha sbagliato le prime due adesso spera che funzioni la terza, ma non sa quale sia la “terza via”. Storicamente era la via socialdemocratica fra una via liberale e una comunista, poi è diventata quella di Tony Blair tra i conservatori e il vecchio laburismo. Ma tutto questo è assolutamente ignoto al capo politico dei 5Stelle.
Il “miracolo umbro” si ripeterà nella roccaforte rossa dell’Emilia Romagna?
Se i 5 stelle continuano a pasticciare con le alleanze o pensano di correre da soli porteranno alla sconfitta anche del candidato Pd. A quel punto se ne dovranno assumere la responsabilità e anche Sergio Mattarella dovrà tenerne conto.