di Gaetano Pedullà
Potrebbe tirare una brutta aria nella Capitale. Come ci sono riusciti in Val Susa, gruppi di violenti e Black Bloc stanno cercando di infiltrarsi nella manifestazione che oggi attraverserà Roma. Antagonisti, anarchici, rivoluzionari figli dei peggiori centri sociali, ci sono riusciti una volta e adesso vogliono il bis: mettere a ferro e fuoco la città. Inconsapevoli di replicare un brutto film già visto. Ad alta velocità o no, sempre di una marcia su Roma si tratta. Le forze di polizia e un prefetto molto attento come Pecoraro hanno trovato e sequestrato un furgone pieno di bastoni lungo il percorso previsto dal corteo. Una tecnica già vista al G8 di Genova. E non è il solo indizio di una giornata che non promette bene. Tra le centinaia di manifestanti in arrivo da tutta Italia e da mezza Europa ieri hanno arrestato cinque francesi con precedenti per terrorismo. Così, che scoppi la scintilla o che tutto finisca senza incidenti, ha perso l’Italia e ha perso Roma. Molti commercianti non alzeranno le saracinesche e per paura di trovarsi in mezzo ai disordini molte persone si auto condanneranno a un giorno di carcere in casa. I violenti fuori, le persone per bene dentro. Sia chiaro: il diritto di criticare e manifestare è sacro. Ma se manifestare è palesemente la chiave per consentire a frange di facinorosi di far casino, allora è un diritto che confligge con l’altrettanto legittimo diritto alla sicurezza di tutti i cittadini. Non basta dirsi non violenti, pacifici e buonisti. Anche chi viene con le migliori intenzioni deve sapere che cortei come quello di oggi – tra l’altro in tandem con altre manifestazioni come quella per la casa – sono carcasse di animali per iene affamate di sangue e di terrore. Di manifestanti buoni – quando si aggirano quelli cattivi – non ce ne sono.