Intesa ha espugnato Ubi Banca: superato il 71% del capitale. Cede di schianto la trincea dell’istituto bergamasco. Nasce uno degli istituti bancari più forti d’Europa

Banca Intesa Sanpaolo ha vinto una partita che non doveva essere così difficile. Dopo una strenua resistenza del management di Ubi Banca, ieri l’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) lanciata sull’istituto di Bergamo ha superato di slancio sia la soglia minima del 50% del capitale più un’azione, che quella “strategica” dei due terzi della base azionaria, necessaria per controllare l’assemblea straordinaria e procedere alla prevista fusione. Le adesioni sono balzate infatti al 71,908% del capitale dal 43,481% di lunedì, con un incremento di oltre 28 punti. Nel dettaglio, ieri sono state consegnate 325,2 milioni di titoli, che portano il totale a 822,63 milioni. E non è finita, perchè se ieri doveva essere il giorno conclusivo per aderire all’offerta, la Consob lunedì a tarda sera ha prorogato di due giorni l’Opas, che dunque sarà conclusa domani.

VINCE MESSINA. Per l’Ad di Intesa, Carlo Messina, si tratta di una vittoria indiscutibile, che spezza ogni residuo laccio con il mondo e gli equilibri della finanza lombarda di ieri, cresciuta all’ombra del presidente emerito della stessa Banca Intesa, Giovanni Bazzoli, e apre una finestra su un mondo nuovo, rafforzando il campione nazionale del credito a tal punto da poter competere con i maggiori gruppi europei. Uno scenario che potrebbe avere tra i suoi effetti positivi anche la concentrazione di altri istituti italiani alle prese con problemi dimensionali, a partire dal Monte dei Paschi, Bper e Banco Bpm. Centro aggregatore di un ulteriore operazione di merger potrebbe essere Unicredit, che però al momento nega direttamente con l’Ad Jean Pierre Mustier qualsiasi interesse in tal senso. Un’indicazione sulla quale il mercato non sembra comunque disposto a mettere una mano sul fguoco.

INVESTITORI TUTELATI. Tornando alla svolta di ieri sull’Opas di Intesa, a smuovere le acque è stata la mossa del Car, cioè il patto di sindacato che riunisce alcuni grandi azionisti di Ubi Banca con il 19% del capitale, che ha deciso di aderire. Una decisione importante, visto che la posizione iniziale era stata negativa, anche se i principali aderenti al Car, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo con il suo 6% alla Fondazione Banca del Monte di Lombardia con il suo 5% a Cattolica con l’1%, avevano già deciso autonomamente di aderire. Inoltre, secondo indiscrezioni anche il fondo Silchester avrebbe aderito all’offerta con la sua quota dell’8,5%, facendo pendere la bilancia in favore dell’offerta di Intesa. A questo va sommata l’importante decisione di prolungare l’offerta di due giorni presa dalla Consob per “garantire il corretto svolgimento dell’offerta e tutelare gli investitori” rimediando, con questa decisione, a un messaggio fornito dai manager di Ubi giudicato “per lo meno incompleto” riguardante il presunto valore teorico del titolo in base ai termini dell’offerta e al prezzo di mercato di Intesa Sanpaolo. Un colpo basso al quale si sommerebbero alcune resistenze nei confronti degli azionisti. Resistenze risultate inutili.