Intrecci tra politica e massoneria. Cosa nostra punta al business della sanità e delle sale slot. I retroscena dell’inchiesta che ha portato all’arresto dei boss Asaro e Salerno

Uscito dal carcere due anni fa, non è rimasto a lungo lontano dai guai con la giustizia il boss Mariano Asaro. Anzi subito dopo esser tornato in libertà si è rimesso in affari e per questo, ieri, è stato nuovamente arrestato assieme ad altre tre persone, tra cui il capomafia Carmelo Salerno, tutte ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Castellammare del Golfo e Paceco, in provincia di Trapani. Per tutti era semplicemente “don Mariano”, nome con cui lo chiamava amichevolmente perfino il sindaco di Paceco, Giuseppe Scarcella, indagato in quest’inchiesta dalla Dda di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Un’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Paolo Guido, in cui figura anche il nome illustre dell’ex deputato Paolo Ruggirello, già arrestato lo scorso anno per un’altra vicenda, a cui è stato consegnato un avviso di garanzia.

PASSIONE MAI FINITA. Asaro, dopo la lunga permanenza in cella, era tornato a gestire le cose di mafia con più foga che mai. Così negli ultimi due anni, stando alle carte dell’inchiesta, ha concentrato i suoi appetiti nell’apertura di centri scommesse, bar e addirittura di uno studio odontoiatrico convenzionato con l’Asp di Trapani. Può sembrare una scelta strana ma Asaro prima di fare il mafioso e di essere iscritto a una loggia segreta, era ufficialmente un odontotecnico. Una passione mai sopita, quella del nome storico di Cosa nostra, per la quale era pronto a fare carte false e a rivolgersi a quelli che chiamava “amici”.

“A Palermo abbiamo un onorevole di qua, che ci pensa lui, perché lui la… ha fatto, non so se hai sentito parlare, Paolo Ruggirello che era qua onorevole alla Regione, era al reparto sanità e cose e se la fotte lui come farmela firmare: mi hai capito? E vuole i voti li vuole, se vuoi i voti deve dare, altrimenti..”, spiegava a due medici palermitani, disponibili a intestarsi falsamente le quote del centro dentale. Ma l’affare salta a seguito di un blitz ed è lo stesso boss, non sapendo di essere intercettato da tempo, a lamentarsi dell’operazione delle forze dell’ordine. “Ahi! Ahi! Quanto sono cornuti! Lo hanno chiamato (il medico che avrebbe dovuto intestarsi la struttura) e gli hanno detto, dice, veda che lei è messo troppo vicino, così si brucia”. E ancora: “Mi è arrivata la notizia che devono sequestrare… perché è riconducibile a me”.

LE INTERCETTAZIONI. Il sindaco di Paceco, invece, era stato avvicinato dal boss per sbloccare “il rilascio di un certificato di agibilità e o abitabilità in favore del suocero” di Asaro. Ma per il boss ogni occasione è buona per parlare della clinica dentale e così raccontava al suo interlocutore: “Noi altri praticamente stiamo aprendo lo studio qui a Paceco. A me interessa che mi danno la Scia subito per cominciare a tramezzare altrimenti mi perdo di casa”. Parole a cui il primo cittadino non inorridiva anzi si piegava affermando: “Va bene, va bene poi troviamo… ci si muove bene… comunque da parte nostra quando arriva…”. Una vicinanza tra sindaco e boss che quest’ultimo sbandierava ai quattro venti tanto che in un’altra intercettazione, parlando di alcuni aspetti tecnici sull’agibilità di un immobile, raccontava: “Non c’è problema al Comune! Non ci sono problemi… il sindaco è Dattularo (originario di Dattilo frazione del Comune di Paceco ndr.), arrivo lì e gli dico al sindaco ‘com’è no? E allora facci la variante!”.