“Io cammino da sola”, tra solitudine e libertà. Il viaggio fisico e metafisico di Alessandra Beltrame. Così l’on the road è terapia del benessere

"Io cammino da sola", tra solitudine e libertà. Il viaggio fisico e metafisico di Alessandra Beltrame. Così l'on the road è terapia del benessere

La carriera, un posto fisso, uno stipendio invidiabile, il lavoro che si è sempre desiderato. Eppure Alessandra Beltrame, ex vice caporedattrice nel gruppo Mondadori, non si sente realizzata appieno.

“Mi sono licenziata dal posto fisso. Ho abbandonato la scrivania e la vita sedentaria perché ero infelice”, scrive nelle prime battute di Io cammino da sola (Ediciclo Editore), un libro che è viaggio. Un viaggio fisico da cui nasce un vero e proprio diario di bordo in cui la giornalista e scrittrice annota profumi, ricordi, esperienze, vie, compagni di strada, emozioni e passioni. Ma il viaggio, prima ancora che fatto di zaino in spalle e chilometri macinati passo dopo passo, è interiore. Non può non esserlo: un vero e proprio atto di coraggio, quello della Beltrame, che si mette a nudo nel raccontare gli eventi più drammatici della sua storia, dalla malattia della madre all’aborto “mentre davano la Guerra del Golfo in tv”, fino alla morte dei suoi genitori.

Racconti catartici che trovano spazio e spiegazione nella riscoperta graduale del camminare come vera e propria terapia del benessere perché, come scrive sempre la Beltrame sul blog che è nato dal libro (iocammino.org), “prima vivere, poi scrivere”. Non è un caso che tutto parta ricordando le parole di un altro amante della  libertà solitaria come Fabrizio De Andrè, che ricorda come il suo capolavoro Anime salve tragga il suo significato profondo dall’etimologia più profonda delle due parole: “Vuole dire spiriti solitari, è una specie di elogio della solitudine”, dice Faber. E la Beltrame, nel riscoprirsi, analizzarsi e mostrare il suo “Sé” più vero ed autentico, è la prova di tale elogio, nell’attaccamento profondo alla libertà che non può essere sinonimo di scrivania, orari prestabiliti e vita sedentaria.

E via, lungo i sentieri della via Francigena, ennesima metafora a tratti dei sentieri della vita. A metà tra diario di viaggio e autobiografia, il racconto si snoda con stile asciutto, giornalistico e con uno sguardo distaccato di analisi verso la propria vita. Che è inevitabilmente la vita di tutti. Fatta di coraggi stroncati, di bocconi amari, di rivalse, di pianti e sorrisi. E della scoperta della solitudine come momento terapeutico per recuperare la nostra identità più profonda e dimenticata.