Un decreto che ha creato una “irragionevole zona franca per i dipendenti” di Fondazione Milano-Cortina 2026, i quali “a dispetto degli interessi pubblici” chiamati a gestire e del “paracadute economico” sulle Olimpiadi invernali, dovuto alle “garanzie pubbliche” di Stato, Regioni ed enti locali “godono di una sostanziale ‘immunità'” al contrario di chi lavora in “qualsiasi altra amministrazione pubblica centrale e sub-centrale”.
Perché il Gip ha fatto ricorso alla Consulta’
Sono le durissime parole con le quali la gip di Milano, Patrizia Nobile ha trasmesso alla Corte Costituzionale gli atti dell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta sui giochi invernali del 2026 (sette gli indagati) con al centro affidamenti diretti pilotati, tra 2020 e 2021, in cambio di ipotizzate tangenti per i servizi digitali, richiedendo un parere di costituzionalità sul decreto “Salva Olimpiadi” emanato dal governo Meloni l’11 giugno 2024.
Il nodo del contendere è la natura giuridica della Fondazione che gestisce fondi pubblici, costruisce opere pubbliche e si avvale di strutture pubbliche, ma che per il governo avrebbe natura privata. Non sarebbe soggetta, cioè, alle norme sugli appalti pubblici.
Così il decreto ha salvato gli indagati
L’inchiesta vede sotto accusa tra gli altri Vincenzo Novari, ex-Ad della Fondazione, l’ex manager Massimiliano Zuco e l’imprenditore Luca Tomassini. Sciogliere il nodo giuridico sulla natura della Fondazione rappresenta un passaggio cruciale per la sopravvivenza dell’indagine.
Se infatti la Consulta dovesse accogliere l’argomentazione della procura, sancendo la natura “pubblica”, Novari e Zuco agirono in qualità di “pubblici ufficiali”, condizione necessaria per poter contestare i reati di corruzione e turbativa d’asta. Se invece dovesse reggere l’impostazione del governo l’indagine sarebbe archiviata.
Il Gip: “Indebita ingerenza”
Per i pm da parte del governo c’è stata una “indebita ingerenza” con “ripercussioni dirette sull’attività investigativa”, il cui resultato fu il blocco delle indagini. Un punto sul quale sembra concordare la Gip per la quale quel decreto, varato 20 giorni dopo le perquisizioni, è una norma “dettata ad hoc per Fondazione Milano Cortina 2026” che “non ha innovato” in alcun modo “la nozione normativa di organismo di diritto pubblico”, ma è intervenuta solo “sottraendo” la Fondazione alle leggi che regolano la “contrattazione delle amministrazioni pubbliche”.
Lo ha fatto nel corso di “un procedimento penale” e “subito dopo la discovery operata dal pubblico ministero” che aveva depositato gli atti nel ricorso al Riesame. Per la giudice, in particolare, una norma del decreto viola ed è contraria a una direttiva dell’Ue del 2024.
Fontana contro i giudici: “Mettono zeppe nell’organizzazione dei Giochi”
All’attacco della procura si è lanciato ieri il presidente lombardo Attilio Fontana: “Quando partirono le Olimpiadi, il governo stabilì che la Fondazione che avrebbe avuto in gestione l’organizzazione dei Giochi dovesse essere di diritto privato. Improvvisamente salta fuori che è di diritto pubblico e cambia tutto. Per organizzare un evento importante come le Olimpiadi ci vuole elasticità che il pubblico non ci consente di avere”.
I magistrati ha aggiunto Fontana “stanno cercando di mettere delle zeppe in un’organizzazione che sta funzionando e sta dando risposte eccellenti. Aspettiamo l’esito della decisione della Suprema Corte, ma tutti i comportamenti commessi in vigenza della legge in questione credo escludano la sussistenza di qualunque reato: è anche abbastanza anomalo il comportamento della Procura“.
Anche per Malagò è tutto regolare
Sulla stessa linea il presidente della Fondazione Milano-Cortina Giovanni Malagò: “Non ho mai pensato che avessimo una natura giuridica diversa, perché da subito l’Avvocatura Generale dello Stato aveva sostenuto la tesi che eravamo dei soggetti privati”. “L’impostazione del bilancio, del budget è sostenuto con ricavi privati. Il Cio è sicuramente un’associazione privata, da sola vale mal contato più del 40% del budget. Poi gli altri sono sponsorizzazioni, attività di marketing, ticketing, biglietteria e merchandising. Quindi massimo rispetto per la magistratura, ma consapevolezza suffragata anche da una legge dello Stato”, ha aggiunto.
“Non mi risulta che ci sia mai stato un evento importante in cui non c’era il pubblico e tuttora tutta una serie di eventi sportivi vedono il coinvolgimento del governo, degli enti locali, del comitato olimpico, del comitato paralimpico o dell’automobile club. Lo stesso governo fa ha ribadito la consapevolezza dell’operato”, ha detto Malagò.