Italia a rischio recessione. E questi litigano su tutto

Il nuovo governo, appena insediato, avrà davanti diversi fronti caldi, tanto a livello economico quanto in politica estera.

Italia a rischio recessione. E questi litigano su tutto

Dalle scadenze del Pnrr alla guerra in Ucraina, dall’emergenza energetica fino alla prossima legge di bilancio. Il nuovo governo, appena insediato, avrà davanti diversi fronti caldi, tanto a livello economico quanto in politica estera. Una delle prime incombenze sarà la manovra.

Il nuovo governo, appena insediato, avrà davanti diversi fronti caldi, tanto a livello economico quanto in politica estera

A dare il via libera alla nota di aggiornamento del Def ci ha pensato Mario Draghi. Ma entro novembre a mettere nero su bianco la manovra dovrà pensarci il governo Meloni, senza scuse o ulteriori dilazioni. Se la tabella di marcia di Draghi sarà rispettata, per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nei mesi di novembre e dicembre dovranno essere centrati i restanti 26 traguardi in scadenza: i 55 complessivi saranno poi verificati con la Commissione europea. In ballo c’è la terza tranche da 21,8 miliardi.

Dalla flat tax alle pensioni, il presidente di Confindustria Bonomi ha messo in guardia da “ipotesi immaginifiche”

Ma è sulle singole misure da adottare per la prossima manovra che si attendono scintille. I tre alleati sono divisi su molti dossier. Dalla flat tax alle pensioni, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha messo in guardia da “ipotesi immaginifiche”. Pensioni: è sicuramente uno dei nodi principali che si troverà ad affrontare il nuovo governo. C’è, infatti, la necessità di trovare un’alternativa per evitare il ritorno dal 2023 della legge Fornero.

L’ipotesi di Quota 41 è un cavallo di battaglia della Lega

L’ipotesi di Quota 41 è un cavallo di battaglia della Lega, sul quale si è speso, a più riprese in campagna elettorale, Matteo Salvini. Secondo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età costerebbe 18 miliardi in tre anni, 6 miliardi l’anno. Sulla flat tax la Meloni diversamente da Lega e Forza Italia mantiene una versione prudente. Noi – ha spiegato Giovanbattista Fazzolari di FdI – prevediamo una flat tax sul reddito incrementale e di portare a 100 mila la flat tax per gli autonomi dalle attuali 65 mila.

La flat tax incrementale, diversa da quella secca, prevede una tassazione ad aliquota del 15% su tutto quello che viene dichiarato in più rispetto all’anno precedente. Diverso il discorso per quanto riguarda la proposta di FI, cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi, di una flat tax ‘secca’ al 23% e che poi scenda progressivamente al 15 (come dice la Lega). Il costo di questa misura si aggirerebbe intorno ai 50 miliardi che dovrebbero essere compensati dall’emersione del nero.

Tra le altre voci vanno infine considerati i rinnovi contrattuali nella Pa, per i quali servirebbero 5 miliardi, oltre alle spese indifferibili che valgono circa 2-3 miliardi. È infine tutto da scrivere il capitolo sul reddito di cittadinanza, misura bandiera del M5S cui Conte ha già detto di non voler rinunciare, ma che nel centrodestra molti vogliono modificare. La misura, che è già finanziata, sta costando in media 7,5-8 miliardi l’anno.

Sulle misure contro il caro-bollette si potrebbero registrare le scintille maggiori nella maggioranza

Ma è sul prossimo intervento contro il caro-prezzi che si potrebbero registrare le scintille maggiori, con la Lega che insiste nella richiesta di uno scostamento di bilancio e FdI che frena. Se si dovessero replicare per il primo trimestre del 2023 gli ultimi interventi introdotti dall’esecutivo uscente, potrebbero servire complessivamente circa 20 miliardi: dall’azzeramento degli oneri di sistema delle bollette, che costa circa 3 miliardi, all’Iva ridotta al 5% sul gas (500 milioni), dal credito di imposta rafforzato per le aziende (circa 4,7 miliardi al mese), al bonus sociale rafforzato, fino allo sconto sulla benzina.

Il governo Draghi ha lasciato con la Nadef un tesoretto da 10 miliardi di euro dovuto al calo del deficit

In dote il governo Draghi ha lasciato con la Nadef un tesoretto da 10 miliardi di euro dovuto al calo del deficit. Il Parlamento dovrà autorizzare l’utilizzo di tale risorse. Poi c’è il taglio del cuneo: la leader di FdI ha indicato l’obiettivo nel corso della legislatura di tagliare di 5 punti il cuneo fiscale per i redditi più bassi, fino a 35mila euro, per un costo di 16 miliardi. Tra i dossier economici che passeranno sui tavoli del nuovo presidente del Consiglio e del prossimo ministro dell’Economia ci sono anche Mps e, soprattutto, Ita Airways.