L’Italia fa la voce grossa. Nessun negoziato al ribasso sul Bilancio Ue. Conte chiede modifiche radicali. “Più risorse per gli obiettivi strategici”

Sul bilancio Ue restano distanti le posizioni tra i diversi Paesi europei e le aperture ieri del presidente del Consiglio, Charles Michel, non sono state considerate sufficienti. L’Italia continua così a reclamare maggiori fondi e non arretra di un millimetro. A specificarlo sempre il premier Giuseppe Conte, ribadendo che Roma non è disposta a un negoziato al ribasso. Nel vertice straordinario dei 27 leader, riuniti per una trattativa fiume sul bilancio europeo dal 2021 al 2027, si stanno fronteggiando i falchi dei Paesi del nord e le colombe del Mediterraneo. Ogni Paese ha inoltre interessi propri da difendere e a complicare ulteriormente tutto c’è anche il buco di 70 miliardi lasciato dalla Brexit.

Michel ha fatto una proposta da 1.095 miliardi di euro, pari all’1,074% del Pil Ue, cercando in tal modo un compromesso. Un’ipotesi bocciata però da Conte, ritenuta “deludente” dallo spagnolo Pedro Sanchez, “poco ambiziosa” dal francese Emmanuel Macron, e “insoddisfacente” anche dalla cancelliera Angela Merkel. Senza contare che, mentre i Paesi mediterranei spingono per proteggere la politica di coesione da tagli che impedirebbero lo sviluppo delle regioni più povere, i Paesi cosiddetti frugali vogliono una revisione al ribasso e una connotazione più forte sulla modernizzazione a scapito di politiche tradizionali come coesione e agricoltura, con in testa il leader austriaco Sebastian Kurz, il danese Mette Frederiksen, lo svedese Stefan Lofven e l’olandese Mark Rutte. Sulla Pac il punto più controverso è poi la convergenza del livello degli aiuti per ettaro tra Paesi diversi. Gli Stati dell’Est Europa ne chiedono infatti di più, mentre Olanda, Belgio, Danimarca e anche l’Italia contestano il principio, che non tiene conto delle differenze tra costi di produzione tra i paesi.

SCHIENA DRITTA. “Il bilancio europeo deve fornire gli strumenti per realizzare gli obiettivi dell’agenda strategica europea. Quindi non si sta discutendo di uno strumento puramente contabile – ha sostenuto Conte – ma del sostegno finanziario necessario per perseguire le politiche europee”. Il premier ha quindi aggiunto che per tali ragioni il volume complessivo è ritenuto inadeguato. “Tra le modalità di una sua variazione – ha evidenziato – occorre far ricorso anche alle risorse proprie dell’Unione europea e ad ulteriori risparmi su altre voci, prime fra tutte quelle relative sui rebates”. “Lavoriamo perché l’Europa raggiunga dei risultati. Il punto di differenza tra noi e altre posizioni è uno: si tratta di fondi pubblici e ci sono 27 interessi nazionali, ognuno guarda a quanto investe e a quali sono i rientri, ma accanto a questo c’è la strategia dell’Unione Europea”, ha dichiarato inoltre sempre ieri il ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola.

I negoziati dunque fervono e potrebbero andare avanti ancora per giorni. A tarda sera, giunto il momento degli incontri bilaterali, è stato inoltre fissato un bilaterale notturno tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Un’altra occasione per ribadire la posizione dell’Italia e spiegare il perché di tale posizione. Potrebbe essere il momento giusto per ottenere l’auspicata apertura da parte dell’Unione. Ma prima di arrivare a una sintesi e a un’intesa sul bilancio occorrerà altro tempo.