Italia, la giungla delle scartoffie

di Paolo Baroni per La Stampa

Non c’è niente da fare: non solo abbiamo una pressione fiscale particolarmente alta, ma anche quella burocratica (legata a tutte le pratiche che il Fisco comporta) è da record. Solo nelle ultime due legislature sono state ben 629 le nuove norme in materia fiscale adottate dallo Stato e di queste appena 72 (l’11,4% del totale) sono servite a semplificare le procedure a carico delle imprese, 168 quelle neutre, mentre ben 389 hanno aumentato il peso di scartoffie ed adempimenti. In pratica, rivela un’analisi della Direzione politiche fiscali di Confartigianato che pubblichiamo in anteprima, dal 2008 ad oggi quasi due nuove norme fiscali su tre hanno aumentato il carico di pratiche da istruire.

L’anno peggiore è stato il 2013 (con 99 nuove norme che hanno prodotto un impatto burocratico e appena 6 che invece lo hanno ridotto), mentre il più «felice» è stato certamente il 2011 con ben 29 provvedimenti di riduzione del peso burocratico. La politica della semplificazione in Italia – sintetizza lo studio – appare insomma sempre più «come una tela di Penelope, visto che per una norma che semplifica ne vengono emanate 5,4 che hanno un impatto burocratico».

Attribuendo valore zero alle norme neutre, -1 a quelle che semplificano ed un valore crescente da +1 a +3 a quelle che rendono progressivamente più complessa l’attività imprenditoriale, Confartigianato ha elaborato un «Indice della pressione burocratica fiscale», indice che nel giro di 5 anni è passato da un valore di 33 punti del 2009 ai 93 nel 2013. «Abbiamo un carico normativo sproporzionato rispetto agli altri Paesi: 2mila norme in Gran Bretagna e più di 100 mila da noi», denuncia Domenico Massimino, imprenditore edile, presidente di Confartigianato Cuneo e delegato per le questioni fiscali nel comitato di presidenza nazionale. «Negli anni passati era stato costituito un ministero della Semplificazione, ma evidentemente non è servito a molto».
Il governo Renzi, che in materia fiscale ha ereditato dall’esecutivo precedente una legge delega già bell’è pronta, promette di intervenire presto. «A giugno saremo pronti con un primo robusto pacchetto di misure di semplificazione – conferma il viceministro all’Economia, Luigi Casero -. Le stiamo ancora definendo, ma certamente partiremo da qui per dare attuazione alla delega che in sostanza si regge su tre pilastri: riduzione del carico fiscale, certezza delle norme e, appunto, semplificazioni».

Sono le manovre di bilancio di fine anno a produrre i maggiori «danni» sul fronte dell’aumento delle pratiche burocratiche: in media ognuna delle 5 leggi finanziarie o di stabilità prese in esame ha generato 17,4 norme con un impatto burocratico mentre sono state solo lo 0,4 quelle che hanno semplificato, con un saldo medio di 17 norme per provvedimento. In termini assoluti le più «pesanti» sono state quella del 2014, 43 con un impatto burocratico e nessuna semplificazione, quella del 2013 (saldo impatto burocratico +25) e il Salva Italia del 2011 (+24). Di contro solo il decreto Sviluppo del 2011, con 24 misure di semplificazione e altre 5 di segno opposto, ha prodotto un significativo -19. Sempre nello stesso anno il decreto Semplificazioni tributarie ha introdotto ben 21 semplificazioni, peccato però che le abbia accompagnate con altre 27 che invece hanno aumentato la burocrazia. Un vero paradosso.

Tutto questo, denuncia Confartigianato, produce un notevole stress sulle imprese. Un sondaggio condotto tra ottobre 2013 e gennaio 2014, stila la classifica delle procedure più complicate e mette al primo posto, col 32,9% delle segnalazioni, proprio gli adempimenti fiscali. L’indagine segnala un «numero eccessivo» di dichiarazioni, comunicazioni e pagamenti che vengono richiesti e che si sovrappongono con scadenze diverse nell’anno, «e l’estrema difficoltà incontrata nel calcolare le differenti imposte». Per non parlare poi delle «continue modifiche delle regole», del «proliferare di nuovi adempimenti con scadenze ravvicinate e di istruzioni difficili da comprendere».

«Se si volessero aiutare davvero le piccole imprese – sollecita Confartigianato – oltre a disboscare la selva di norme bisognerebbe anche alzare la soglia di reddito per applicare le contabilità semplificate». Altro capitolo dolente quello dei controlli. «Anche qui ci vorrebbe una razionalizzazione – sostiene Massimino -. Non è possibile che ci siano 12 enti che controllano la stessa impresa: bisogna arrivare ad un ente unico capace di verificare tutto». «Puntiamo decisamente ad alleggerire il peso degli oneri contabili e rivedremo certamente anche il sistema dei controlli – assicura Casero -. Il tutto per evitare, come spesso si dice, che l’azienda spenda più di commercialista che di tasse».