Italia sempre più spaccata: a Napoli si vive 4 anni in meno rispetto a Firenze e Rimini. Le politiche hanno fallito nel superamento degli squilibri territoriali

Un’Italia ancora a due velocità. Nel Belpaese infatti si vive più a lungo a seconda del luogo di residenza o del livello d’istruzione. Hanno una speranza di vita più bassa le persone che nascono al Sud – in particolare in Campania – o che non raggiungono la laurea. Inoltre, chi ha un titolo di studio basso ha anche peggiori condizioni di salute. La denuncia arriva dall’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, progetto nato presso l’Università Cattolica, ideato dal professor Walter Ricciardi, con un focus dedicato alle disuguaglianze di salute in Italia, offrendo un contributo al dibattito sui temi dell’equità della salute con alcune riflessioni e proposte.

“Il Servizio sanitario nazionale oltre che tutelare la salute, nasce con l’obiettivo di superare gli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del Paese. Ma su questo fronte i dati testimoniano il sostanziale fallimento delle politiche. Troppe e troppo marcate le differenze regionali e sociali, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita sia per la presenza di malattie croniche”,è la sintesi fatta da Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio. Le evidenze infatti testimoniano che in Campania nel 2017 gli uomini vivano mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; nella Provincia Autonoma di Trento 81,6 gli uomini e 86,3 anni le donne. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6. Decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne. Scendendo nel dettaglio territoriale, il dato sulla sopravvivenza mette in luce l’enorme svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella media nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa (Sicilia) che palesano uno svantaggio di sopravvivenza – rispettivamente – di 1,6 e 1,4 anni.

Le Province più longeve sono invece quelle di Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita (1,3 anni in più della media nazionale), seguite da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio.

Non meno gravi i divari sociali di sopravvivenza. In Italia, un cittadino può sperare di vivere 77 anni se ha un livello di istruzione basso e 82 anni se possiede almeno una laurea. Tra le donne il divario è minore, ma pur sempre significativo: 83 anni per le meno istruite, circa 86 per le laureate. Alle disuguaglianze di salute si affiancano quelle di accesso all’assistenza sanitaria pubblica: si tratta delle rinunce, da parte dei cittadini, alle cure o prestazioni sanitarie a causa della distanza delle strutture, delle lunghe file d’attesa e dell’impossibilità di pagare il ticket per la prestazione. Nella classe di età 45-64 anni le rinunce ad almeno una prestazione sanitaria è pari al 12% tra coloro che hanno completato la scuole dell’obbligo e al 7% tra i laureati. La rinuncia per motivi economici tra le persone con livello di studio basso è pari al 69%, mentre tra i laureati tale quota si ferma al 34%.