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Italiani pro-salario minimo e RdC, ma guai a parlarne

Salario minimo, settimana corta e Reddito di cittadinanza: gli italiani sono a favore ma non se ne può parlare.

Italiani pro-salario minimo e RdC, ma guai a parlarne

Nel 2006 Marco Travaglio scrisse un libro che tutti, prima o poi, dovrebbero leggere: La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni. Un’analisi cruda ma molto efficace del nostro sistema dell’informazione, dove le notizie vengono ignorate o nascoste e le verità occultate. Il tutto a vantaggio di impressioni e giudizi, spesso formulati a colpi di slogan da chi non ha alcuna competenza sulla materia di discussione.

Nulla è cambiato da allora. Anzi, la situazione è andata peggiorando. L’ultima prova l’abbiamo avuta oggi. A eccezione de La Notizia, nessun quotidiano ha parlato dell’alto gradimento della maggioranza degli italiani per salario minimo (65,7%), settimana corta (69%) e Reddito di cittadinanza (60,8%). Gradimento misurato dal 37esimo rapporto Eurispes diffuso due giorni fa, non da qualche improvvisato. Non è un caso che si tratti di tre proposte del campo progressista, in particolare del M5S che le ha avanzate fin dal suo ingresso in Parlamento.

Leggendo nel dettaglio il report dell’istituto di Gian Maria Fara si scopre quanto la propaganda del governo abbia permeato non solo la maggior parte dei media ma anche quella fetta di elettori meloniani, leghisti e forzisti. Per l’Eurispes, si dichiarano favorevoli alla settimana corta “i rispondenti di centro-sinistra (70,3%) e sinistra (76,8%), che si confermano i più aperti a tali nuove istanze anche in merito al salario minimo (78% di favorevoli)”. Tra essi figura “anche il 72,4% dei rispondenti che non si riconoscono in nessun partito”. Le due misure “piacciono meno, invece, agli elettori del centro-destra, che esprimono in merito ai due provvedimenti, rispettivamente, il 54,7% e il 45,7% dei consensi, ovvero le percentuali più basse”. Pure il RdC “raccoglie opinioni positive soprattutto a sinistra (75,4%), mentre i rispondenti di centro-destra, anche in questo caso, si mostrano i più restii, registrando la percentuale più bassa di opinioni favorevoli (41,2%)”.

Eppure, anche a destra lavoratori poveri e indigenti non mancano. Siamo davanti a una sindrome di Stoccolma verso chi predica la “moderazione salariale”: del resto, cos’altro possiamo aspettarci nel Paese in cui i fatti scompaiono?