Sui diritti agli stranieri divisi sia il Governo che l’opposizione. Come nella scorsa. L’avvicinarsi della ripresa in Commissione Affari Costituzionali alla Camera della discussione sui disegni di legge relativi alla cittadinanza per i figli dei migranti, presentati da Laura Boldrini, il dem Matteo Orfini e la forzista Renata Polverini, ha scatenato il dibattito, evidenziando fratture profonde tanto tra i giallorossi quanto nelle destre, tra chi vuole temporeggiare temendo di perdere consensi, chi spinge sullo ius culturae, garantendo così la cittadinanza ai ragazzi stranieri che hanno studiato in Italia, e chi soffia sul solito tormentone dei migranti che rappresentano una minaccia per gli italiani.
I FAVOREVOLI. Lo ius culturae prevede la cittadinanza al minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni e che abbia compiuto un percorso formativo per almeno 5 anni sul territorio nazionale. Tra i dem, che durante i 14 mesi di Governo gialloverde tanto si sono battuti per i diritti dei migranti, a spingere per l’approvazione della norma è soprattutto Graziano Delrio. “Si tratta di ragazzi e bambini che sono nati, vivono e studiano in Italia. Questo accordo, che è più moderato rispetto al nostro testo originario, è aperto ai contributi di tutti coloro che non fanno propaganda sulla pelle di questi ragazzi ma riconoscono che la democrazia ha tutto da guadagnare nel dare più diritti”, ha sostenuto il capogruppo del Pd alla Camera.
D’accordo anche il ministro pentastellato all’istruzione Lorenzo Fioramonti (nella foto): “Mi sembra una buona idea, sono completamente favorevole. Sono convinto che bisogna essere intelligenti con l’integrazione e l’inclusione”. Dello stesso avviso la sottosegretaria pentastellata Lucia Azzolina e la vicesegretaria di +Europa, Costanza Hermanin. Ma a volere la legge per i giovani stranieri è anche Renata Polverini, di FI. “Dentro Forza Italia ci sono altri parlamentari che sostengono lo Ius culturae – assicura l’esponente azzurra – non solo io che ho presentato la proposta di legge”.
I CONTRARI. Tra gli stessi giallorossi c’è però chi frena, lasciando così ipotizzare che il tema della cittadinanza ai migranti sia destinato nuovamente a cadere nel dimenticatoio. “Il nostro governo – ha insistito la sottosegretaria dem Alessia Morani – ha da subito impresso una svolta alla versione leghista della gestione migranti ma non si può, a mio parere, passare dai porti chiusi alla legge sulla cittadinanza in un mese, facendo finta di non vedere come si è trasformata l’Italia in questi anni”. “Credo che oggi non sia una priorità”, ha tagliato corto Luigi Di Maio. E anche Matteo Renzi è apparso titubante: “Se ci sono i numeri, e Di Maio ci sta, facciamo lo Ius culturae. Se non ci sono i numeri, perché i Cinque stelle non ci sono, prendiamone atto”. Matteo Salvini del resto sembra continuare a condizionare la politica. Tutti ora temono di regalargli voti. E Giorgia Meloni per non essere da meno urla a una legge contro gli italiani.