I tempi per concedere la cittadinanza ai figli dei migranti, giovanissimi che vivono e che si sono formati in Italia, sono ormai maturi. Ne è convinto il presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia, che ripreso l’esame delle proposte di legge relative allo ius soli e allo ius culturae ieri ha spinto in tale dire direzione. Un appello lanciato dopo che, sempre ieri, il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’interno Luciana Lamorgese (nella foto), ha deciso di concedere la cittadinanza a un atleta cubano.
IL RICONOSCIMENTO. La cittadinanza italiana, per meriti speciali, ieri è stata conferita dal Consiglio dei ministri ad Abraham de Jesus Conyedo Ruano, un atleta cubano che gareggia con i colori italiani nella disciplina della lotta stile libero e che ha ottenuto numerosi risultati prestigiosi. Un’occasione per il presidente Brescia di rilanciare il tema dell’importanza di una legge che consenta di diventare italiani a tutti gli effetti ai giovani migranti. “Come Abraham – ha sostenuto l’esponente del Movimento 5 Stelle – ci sono migliaia di quasi italiani che meritano di vedere riconosciuto e premiato il proprio percorso di integrazione in Italia.
Alcuni di loro sono intervenuti questa mattina in commissione, aprendo il ciclo di audizioni sulle proposte di riforma che stiamo esaminando. Dalle loro parole è emersa una chiara e forte richiesta di cambiamento. Sul tema dei diritti la società è sempre più avanti della politica”. In Commissione sono stati infatti ascoltati rappresentanti di Italiani senza cittadinanza, Rete G2-Seconde Generazioni, Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane-CoNNGI e Save the Children.
LA BATTAGLIA PARLAMENTARE. Un confronto in cui sono spuntate fuori altre critiche anche sui Decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini. Le proposte che sta esaminando la Commissione affari costituzionali sono tre: una con prima firmataria Laura Boldrini, che mira a introdurre lo ius soli, con la cittadinanza dunque a chi nasce in Italia, una della forzista Renata Polverini, che invece punta esclusivamente sullo ius culturae, e che prevede la cittadinanza al minore straniero entrato in Italia entro i dodici anni e che abbia compiuto un percorso formativo per almeno cinque anni sul territorio nazionale, e quella di Matteo Orfini, del Partito democratico, che introduce uno ius soli “temperato” accanto allo ius culturae.
La riforma continua però a creare divisioni anche all’interno della maggioranza giallorossa. Quando due mesi fa il tema è stato rilanciato dal segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, il capo politico dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, si è affrettato a specificare che “non è una priorità”. Ma tra i pentastellati favorevole a concedere la cittadinanza c’è però anche il ministro dell’istruzione, Lorenzo Fioramonti. Titubante inoltre Matteo Renzi.