La Calabria è ostaggio dei clan. Sciolti 27 Comuni e due Asl. Da Reggio a Cosenza il primato di commissariamenti degli enti infiltrati dalla criminalità organizzata

In un Paese che non ha più un angolo che possa ritenersi immune dai tentativi di infiltrazione delle mafie, la Calabria è la regione dove i clan riescono maggiormente a condizionare la politica. Dettano legge negli enti locali. Dai Comuni alle Asl. Tanto che la maggior parte dei commissariamenti per mafia, nel corso del tempo, sono stati disposti proprio tra le province di Cosenza, Crotone, Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. E attualmente, come evidenzia la fondazione Openpolis, non c’è un’altra regione con un maggior numero di enti commissariati. Una situazione pesante con cui dovrà fare i conti il candidato governatore che vincerà le elezioni il prossimo 26 gennaio, in una sfida che si svolge principalmente tra l’aspirante presidente Pippo Callipo, sostenuto dal Pd, e Jole Santelli, alla guida della coalizione di centrodestra.

LA PIAGA. In Italia stanno ormai diminuendo gli scioglimenti dei consigli comunali dovuti a contrasti interni alle maggioranze politiche e aumentando quelli per infiltrazioni mafiose. Negli ultimi dieci anni la media di tali commissariamenti è stata di 14 l’anno a fronte dei 10,3 dei dieci anni precedenti. Attualmente dei 143 enti commissariati ben 45 sono quelli commissariati perché condizionati dalla criminalità organizzata. Una piaga concentrata in particolare nel Meridione. E il triste record del maggior numero di Comuni e Asl sciolti per mafia è proprio della Calabria, con 27 Comuni e due Aziende sanitarie a cui, su richiesta del Viminale, ha staccato la spina la Presidenza del consiglio dei ministri. Una lista nera in cui il territorio calabrese è seguito dalla Sicilia, con 22 commissariamenti, e dalla Campania, con 19.

A partire dal 1 dicembre scorso, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, sempre per mafia sono stati inoltre sciolti anche i consigli comunali di Africo, in provincia di Reggio Calabria, in cui per lo stesso motivo i commissari erano già stati inviati nel 2003 e nel 2014 e dove la ‘ndrangheta ha cercato di mettere le mani soprattutto sugli appalti pubblici, e di San Giorgio Morgeto, sempre in provincia di Reggio Calabria. Sempre a dicembre, inoltre, è stato prorogato di sei mesi il commissariamento del Comune di Siderno, sempre in provincia di Reggio Calabria. E come se non bastasse delle commissioni d’accesso stanno valutando se proporre lo scioglimento dei consigli comunali di Amantea e Paterno Calabro, in provincia di Cosenza.

IL TREND. Dal 1991 gli enti commissariati per mafia in Italia sono stati 340. Al 25 novembre scorso in Calabria risultavano un totale di 117 Comuni e aziende sanitarie commissariati in questi 28 anni. Un fenomeno più forte in provincia di Reggio Calabria, con 67 commissariamenti e 6 Comuni commissariati per ben tre volte, seguita dalle province di Vibo Valentia e Catanzaro. Del resto la ‘ndrangheta è ormai pacificamente riconosciuta come l’organizzazione mafiosa più pericolosa. I clan calabresi dettano legge da Nord a Sud e pure all’estero, mantenendo sempre un forte rapporto con il territorio d’origine. Non stupisce dunque che gli stessi clan condizionino pesantemente i Comuni e le Aziende sanitarie della regione in cui hanno iniziato a muovere i primi passi e da dove è iniziata la loro scalata al potere.