La Camera è ridotta a un lazzaretto. Ma il voto a distanza resta tabù. Da Destre e renziani veto sulle procedure telematiche. Le solite scuse per mettere in difficoltà il Governo

Cosa non si fa pur di cercare di mettere i bastoni tra le ruote al Governo. Con il Parlamento ridotto a un lazzaretto, considerando che sono ormai una settantina i parlamentari positivi o in quarantena, le destre, con l’appoggio della solita Italia Viva, continuano a fare muro contro la proposta del voto a distanza. Si vota da tempo all’interno dello stesso Transatlantico, diventato un prolungamento dell’aula della Camera, ma quando si parla di una soluzione per garantire comunque che vadano avanti attività fondamentali per il Paese, Forza Italia, sovranisti e renziani si mettono di traverso avanzando dubbi sulla segretezza delle operazioni. Un nodo che il presidente della Camera, Roberto Fico, dovrà cercare di sciogliere nella Giunta per il regolamento.

RESA DEI CONTI. La Giunta è stata convocata dallo stesso Fico, che la presiede, per domani alle ore 14, presso la Sala della Regina. Si tratta di una “riunione informale” sulle modalità di svolgimento dei lavori parlamentari nel periodo dell’emergenza Covid, ma le posizioni restano distanti. M5S e Pd premono per il voto a distanza, mentre l’opposizione e Italia Viva manifestano contrarietà. E nella giunta, sommando Iv e il Misto all’opposizione, vi sono otto membri sul fronte giallorosso e altrettanti su quello opposto. Una situazione di parità. I tempi intanto sono stretti, considerando che il Parlamento deve approvare anche la legge di bilancio e che questa settimana è stato deciso che non verranno effettuate votazioni a Montecitorio, dove vanno avanti in videoconferenza solo le audizioni nelle diverse Commissioni e dove il premier Giuseppe Conte domani potrebbe finire a riferire sulle misure anti-Covid dell’ultimo Dpcm in un’Aula semideserta.

LE POSIZIONI. Ieri anche il ministro pentastellato per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, si è schierato apertamente per il sì al voto a distanza. “E’ chiaro – ha affermato – che bisognerà prendere in considerazione, a mio avviso, l’adozione di altri strumenti per permettere ai parlamentari quarantenati di votare a distanza, ma soltanto per lo stato di emergenza si può arrivare ad un voto a distanza”. Il deputato e costituzionalista dem Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali alla Camera, spinge invece per utilizzare largamente tale strumento e ha raccolto già raccolto oltre 100 firme di parlamentari favorevoli.

“Il conservatorismo ormai cieco e la vuota retorica che cerca di legittimarlo – ha sostenuto Ceccanti – producono solo autoemarginazione del Parlamento. Fa impressione l’eurodeputata leghista che, mentre vota soddisfatta a distanza per la sua Assemblea, prova a dire che però a Roma è meglio non farlo. Solo perché non vuole il proprio partito”. A Bruxelles infatti si sta votando a distanza senza troppi problemi. E a sollecitare il presidente Fico verso tale soluzione ieri è stato anche il capodelegazione dem a Strasburgo, Brando Benifei: “La destra ha bloccato la Legge Zan e tutti i lavori della Camera. Caro Roberto Fico, segui l’esempio di Parlamento Ue: il voto a distanza è l’unica risposta per non bloccare il Parlamento”.

Ma il centrodestra e Italia Viva non ne vogliono sentir parlare. Troppo ghiotta l’occasione per tenere il Governo sulla corda.Come è evidente dale dichiarazioni della capogruppo azzurra al Senato, Anna Maria Bernini, e del senatore azzurro Lucio Malan, contestando Dpcm e voti di fiducia e chiedendo di stopparli per ottenere un’apertura sul voto a distanza.