La Camera spende e spande. Ai gruppi 32 milioni nel 2014. La metà dei fondi va al Partito democratico

Oltre 32 milioni di euro. Per l’esattezza 32 milioni 110 mila euro. Ecco quanto si sono spartiti i gruppi parlamentari a Montecitorio nel 2014. Un piatto ricco a cui le varie forze politiche hanno attinto per le ragioni più variegate. Mostre, convegni, studi, ricerche, pubblicità. Di tutto di più, insomma.

SOLDI A GO GO
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto bisogna chiarire che rispetto al 2013 la cifra è rimasta invariata e, dunque, aldilà di annunci e strombazzamenti, in realtà si conferma il taglietto di poco più di 2 milioni sui fondi per i gruppi rispetto al 2012. Andando più nel dettaglio, il primo dato che salta all’occhio è che il Partito Democratico, da solo, ha ricevuto da Montecitorio quasi la metà dell’intero stanziamento: 14 milioni 248 mila euro. Una cifra incredibile che, peraltro, cresce rispetto al 2013 quando i contributi erano stati “solo” di 11 milioni. Anche altre forze, però, vedono i loro fondi salire. Dal Movimento Cinque Stelle, che nel 2014 ha ricevuto 4,3 milioni (a fronte dei 3,7 del 2013), fino a Sinistra Ecologia Liberà che ha goduto di 1,5 milioni (contro l’1,4 dell’anno precedente). Forza Italia, invece, scende nei contributi anche se di poco (a causa delle continue defezioni interne), passando da 3,7 milioni a poco più di 3,3. Ma attenzione. Perché le sorprese non finiscono qui. In alcuni casi, infatti, assistiamo a una crescita clamorosa dei fondi. Prendiamo Per l’Italia, il gruppo centrista guidato da Lorenzo Dellai e che raccoglie, tra gli altri, anche Bruno Tabacci. Nel 2013 riceveva da Montecitorio la misera cifra di 59 mila euro. E oggi? Tenetevi forte: un milione 110 mila euro. Ma non è l’unico caso. Che dire, ancora, del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Se nel 2013 ha goduto di 151 mila euro, l’alleanza con Renzi gli ha fatto bene anche economicamente: le tasche del partito si sono gonfiate per 1,2 milioni di euro.

DEM D’ORO
Una barca di soldi, insomma, utilizzati nella maniera più variegata. Convegni, progetti, indagini demoscopiche, incontri, acquisti di smartphone. Ma, ovviamente, la parte grossa della spesa è occupata dal personale. Specie per il Pd. Ci mancherebbe: con 14 milioni di euro, puoi permetterti questo ed altro. E allora ecco l’esercito di dipendenti: ben 149 per i quali se ne vanno oltre 10 milioni. Il resto è un turbinio di convegni e di studi, come quello su Alcide De Gasperi “e il suo straordinario lavoro per la nascita dell’Europa come grande opportunità per i giovani”. Senza dimenticare la divulgazione e pubblicità della riforma sulla cultura (114 mila euro), del Jobs Act (97 mila euro), del decreto sulla giustizia civile (61 mila euro), della legge sulle aree metropolitane (altri 20 mila euro). Spazio, poi, agli abbonamenti “alle riviste specialistiche”. Quali ad esempio? La rivista “Astrid”, redatta dall’omonimo think-thank, di cui è presidente l’ex senatore Ds (ed ex presidente Cdp) Franco Bassanini, marito della vice presidente del Senato, Linda Lanzillotta, eletta con Scelta Civica ed emigrata qualche mese fa nelle file del Pd. Per dire.

GLI ALTRI
Ma, ovviamente, non sono da meno gli altri partiti. La Lega spende i soldi in comunicazione per mantenere in piedi RadioPadania, mentre Sel foraggia il suo personalissimo sito “Selmade”. I Cinque Stelle invece, in linea col loro pedigree, insistono soprattutto sulla comunicazione web, risparmiando sulla macchina burocratica e avvalendosi di soli 39 dipendenti. Lontana anni luce, invece, Forza Italia. Nonostante i transfughi, infatti, nella relazione del gruppo si legge chiaramente che “la funzionalità, l’efficienza, la qualità e la quantità di determinati servizi prescinde dal mero dato numerico dei Deputati”. Ergo: passare dai 97 onorevoli del 2013 ai 70 del 2014, “non riduce la necessità di avere la stessa quantità di servizi e strutture”. E allora via alle spese. A cominciare dalle 16 ricerche demoscopiche tanto care a Silvio Berlusconi. Ma niente paura, i soldi ci sono. Perché il partito raccoglie pure oltre 700 mila euro da “enti”. Peccato però che nel bilancio non siano precisati quali. Trasparenza a metà.

@CarmineGazzanni