di Antonello Di Lella
Il solco tra il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e gli avvocati italiani era stato già segnato la scorsa estate quando il Guardasigilli si fece scappare in un fuori onda: “Gli avvocati sono la grande lobby che impedisce che il Paese diventi normale”. Poi le scuse. Ma il clima in verità non si è mai disteso. E ora ecco l’ennesimo conflitto perché il ministro ha deciso di disertare l’VIII conferenza nazionale dell’avvocatura in programma a Napoli da domani a sabato. Salta così quella che era ritenuta un’importante tavola di confronto per mettere al centro i problemi della giustizia italiana. Ci saranno tutti i più alti rappresentanti della magistratura, grossi nomi del consiglio nazionale forense e dell’avvocatura, l’unione camere penali, politici e delegati di associazioni e istituzioni. Non ci sarà però la Cancellieri che dopo aver dato piena disponibilità è tornata sui suoi passi per un impegno in Russia dove interverrà sul tema criminalità organizzata internazionale. Un’assenza che l’avvocatura italiana non ha proprio digerito e che ha portato a una presa di distanze netta. La rottura è ormai definitiva.
Provvedimenti contestati
Riforma della geografia giudiziaria e del processo civile, svuota carceri, regali a banche e assicurazioni: sono queste le maggiori criticità contestate dall’Organismo unitario dell’avvocatura italiana (Oua) al governo. “Si tratta di provvedimenti contro i diritti dei cittadini”, denuncia l’Oua e che hanno prodotto un aumento dei costi e l’impoverimento del sistema giustizia”. Le ultime mosse dell’esecutivo sono state sostanzialmente ritenute inefficaci dall’avvocatura e l’ultima mossa del Guardasigilli non ha fatto altro che rendere il clima rovente.“Mentre noi abbiamo cercato il confronto”, sottolinea il presidente dell’Oua Nicola Marino, “la Cancellieri risponde solo ai richiami del Quirinale e non al Parlamento”. Si arriva con queste premesse agli Stati Generali di Napoli e con l’avvocatura italiana che promette battaglia e preannuncia sin da subito azioni di protesta eclatanti. E un intero sistema che rischia di finire in un ingorgo senza via d’uscita. Per l’ennesima volta.