La Casellati non taglia la spesa. E il Senato ci costa 5 milioni in più. Oggi Palazzo Madama approva il bilancio previsionale. L’esborso solo per l’anno in corso è di 544 milioni

Dopo cinque mesi di attesa arriva la conferma: il Senato presieduto da Maria Elisabetta Alberti Casellati spende, al netto dei risparmi, 5 milioni in più rispetto al 2018. La Notizia lo aveva scritto già il 14 giugno di quest’anno ma solo oggi il bilancio di previsione 2019 verrà discusso e approvato da Palazzo Madama, insieme al consuntivo dell’anno precedente. Tempi biblici, dunque. Ma ciò che interessa è proprio il primo documento: se per il 2019 la Camera dei Deputati, presieduta da Roberto Fico, prevede di spendere circa 10 milioni in meno rispetto al 2018, a Palazzo Madama, anche se lievemente, i conti peggiorano. Stando al documento ufficiale che oggi riceverà l’ok dell’Aula e che conferma in toto la bozza di bilancio di previsione che al tempo venne visionata da La Notizia – il Senato costerà quest’anno 544 milioni di euro, rispetto ai 539 previsti nel 2018.

NUOVE ASSUNZIONI. Ma entriamo nel dettaglio. Confrontando le spese del 2018 e quelle previste per il 2019, c’è una voce, su tutte, che subisce un importante incremento. Quella relativa al “trattamento del personale dipendente”, che, infatti, passa da 98 milioni 750 mila euro a 103 milioni 750 mila euro. Proprio di recente, sempre La Notizia, ha raccontato di una singolare coincidenza: la pubblicazione di un bando di concorso per reclutare nuovo personale nello stesso giorno del via libera alla riforma che taglia i parlamentari. Oggi, in effetti, il Senato conta 649 dipendenti, a fronte di una pianta organica che dovrebbe oscillare tra 977 e 1.254 unità. E il bando in questione provvede proprio a rimpinguare le forze con l’assunzione prevista di 60 nuovi coadiutori. Si tratta, in pratica, di personale di segreteria con la mission di garantire “un efficiente funzionamento degli Uffici”.

La categoria più diffusa in organico a Palazzo Madama, che ne conta in servizio già 234 unità. Oscuro il trattamento economico e curiose le modalità di reclutamento, dato che i minimi requisiti richiesti sono un “diploma di scuola media superiore di secondo grado” conseguito con “una votazione non inferiore a 39/60 o a 65/100”. In pratica, per candidarsi basta aver strappato alla maturità l’equivalente di un 6 e mezzo e avere dai 18 ai 45 anni. Mai, nella storia di Palazzo Madama, la selezione del personale, che si fregia di un elevato standard di qualità, era stata di manica così larga.

DI TUTTO, DI PIU’. Insomma, al Senato si continua a spendere. E poco c’entrano i risparmi restituiti al bilancio dello Stato – come pure chiarì il questore Antonio De Poli in risposta al nostro articolo – conseguiti da Palazzo Madama: i 5 milioni di spesa in più, infatti, sono calcolati al netto dei risparmi di 12 milioni che, peraltro, sono equivalenti a quelli del 2018. E per quanto riguarda, invece, le altre spese del Senato in aumento per l’anno in corso? Oltre a quelle del personale, come detto, saltano agli occhi i 540mila euro di maggiori oneri previdenziali a carico dell’amministrazione.

Più o meno il doppio, invece, se ne andrà per “studi, ricerche, documentazione e informazione”, cui si aggiunge un’importante comunicazione istituzionale: circa 5 milioni di euro. Non potevano poi mancare la ristorazione (1,7 milioni) e i servizi di pulizia e facchinaggio (5 milioni). A chiudere il cerchio, una serie di contributi che Palazzo Madama garantisce – per un totale di circa 1,2 milioni – a fondazioni, organizzazioni internazionali, istituti e “per l’acquisto del magazzino del Senato”.