La Cina crede ancora all’Italia ed entra in UniCredit e Mps. Rilevato il 2% delle due banche per 770 milioni. L’investimento a Piazza Affari supera 4 miliardi

La Cina si avvicina. Anzi, pezzo a pezzo ci cucina. Da oltre un anno Pechino sta comprando – agli attuali prezzi, molto bassi – grandi e piccoli gioielli della nostra economia. Shopping che ha interessato quote di Eni ed Enel, Terna, Saipem, Generali, Banca Intesa San paolo, Mediobanca, Prysmian, Telecom e Fiat (adesso diventata l’americana Fca, ma per chi ha nostalgia del Lingotto sempre del gruppo italiano si tratta). Adesso l’ultima operazione: la People’s bank of China, cioé la Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese, è infatti entrata nel capitale di UniCredit e Monte Paschi di Siena.

MANI FORTI
Ovviamente due operazioni fatte come può permettersi di fare una delle più grandi economie del pianeta e di conseguenza una delle più potenti banche centrali. Le operazioni, datate 29 e 30 giugno – ma comunicate alla Consob solo ieri – riguardano rispettivamente il 2,005% di UniCredit e il 2,010% di Mps. Ai livelli di venerdì scorso, le quote appena acquistate valgono circa 770 milioni di euro. Somma che porta il totale degli investimenti cinesi a Piazza Affari a circa 4 miliardi di euro, proprio mentre la Borsa di Shanghai è sotto scacco per una bolla speculativa che ha mandato in fumo quasi 3.000 miliardi di dollari e alcune decine di quotazioni previste. L’Italia, dunque, si sta rivelando un ottimo mercato su cui investire. E su diversi degli investimenti realizzati in società quotate, già adesso l’investitore cinese sta registrando una importante plusvalenza. I cinesi, però, in Italia non hanno investito solo in società quotate. Basti ricordare la recente maxi-acquisizione da due miliardi di euro messa a segno da State grid corporation of China (Sgid), colosso statale delle utility, del 35% di Cdp reti, a cui fanno capo proprio le due reti per la distribuzione di energia e gas, Terna e Snam. E l’ingresso non molto tempo prima della Shangai electric nel capitale di Ansaldo Energia col 35%.

AFFARI D’ORO
La presenza di così massicci investimenti cinesi non è una novità in Europa, soprattutto in Gran Bretagna e Francia. L’Italia però era rimasta per anni poco gettonata. In tal senso si erano spesi diversi governi, con una particolare attenzione da parte di quello Letta e dell’attuale esecutivo Renzi. Investimenti che continuano ad arrivare ma che al momento non sembrano giovare più di tanto all’intero mercato azionario e alle quotazioni delle singole grandi aziende nel mirino dei cinesi.