La Consulta sblocca il processo Regeni

La norma che impediva di processare gli 007 egiziani che lo sequestrarono e torturarono Giulio Regeni è illegittima.

La Consulta sblocca il processo Regeni

La norma che impediva di processare gli 007 egiziani che sequestrarono e torturarono Giulio Regeni è illegittima. Lo ha stabilito oggi la Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, esaminando la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Gip del Tribunale di Roma in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l’omicidio del giovane ricercatore italiano in cui sono imputati quattro agenti della Sicurezza egiziana.

La norma che impediva di processare gli 007 egiziani che lo sequestrarono e torturarono Giulio Regeni è illegittima

La sentenza della Consulta sarà depositata nelle prossime settimane. In attesa, l’Ufficio comunicazione della Corte Costituzionale ha fatto sapere con una nota che “la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa”.

Il procuratore Lo Voi: “Grande soddisfazione”

“Grande soddisfazione sicuramente per la possibilità di celebrare un processo secondo le nostre norme costituzionali che restano il faro del nostro lavoro. Per il resto aspettiamo le motivazioni per vedere come procedere sperando di trovare la parte civile al nostro fianco nelle fasi successive” ha commentato il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi.

La famiglia Regeni: “Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia”

“Avevamo ragione noi – afferma la famiglia Regeni, insieme all’avvocato Alessandra Ballerini -: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti. In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza ‘non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo’. Abbiamo dovuto resistere contro questa volontà dittatoriale per sette anni e mezzo confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo”.

Fratoianni: “Ora si vada al processo e si arrivi alla verità e alla condanna degli assassini”

“La decisione della Consulta restituisce un po’ di fiducia a chi crede nella giustizia. Governi italiani troppo timidi con regime di Al Sisi pur di far fare affari. Ora si vada al processo e si condannino i responsabili dell’assassinio” ha commentato, invece, il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “Dopo troppi anni di silenzi e di depistaggi ha detto il parlamentare di ‘Alleanza Verdi Sinistra – ha aggiunto il parlamentare da parte del governo egiziano, la decisione della Corte Costituzionale del nostro Paese restituisce un po’ di fiducia a chi crede nella giustizia e vuole la verità nell’omicidio di Giulio Regeni”.

“I giudici della Consulta si dimostrano – prosegue il leader di SI – più coraggiosi e dignitosi di tanti politici che dai governi di questi anni, pur di far fare affari, non hanno mosso un dito per non disturbare il regime di Al Sisi. Ora si vada al processo e si arrivi alla verità e alla condanna degli assassini del nostro giovane connazionale”.