La corsa del virus rallenta. Stabile il tasso di positività. Ma 17 regioni restano ancora a rischio. L’Iss conferma l’efficacia delle misure del Governo

Ancora 699 morti e 37.242 nuovi positivi al Covid-19. La percentuali di positivi con 238 mila tamponi è del 15,6 percento. Secondo il report dell’Istituto Superiore della Sanità (Iss) l’epidemia resta “a livelli critici”, con 17 Regioni “a rischio alto” e un “significativo impatto sui servizi assistenziali“. Ma i provvedimenti adottati da governo e Regioni iniziano a dare i loro frutti: l’indice Rt ora è a quota 1,18 in tutto il Paese, in calo rispetto all’1,4 di inizio novembre. Il monitoraggio riguarda il periodo che va dal 9 al 15 novembre, in cui si osserva “un iniziale effetto delle misure di mitigazione introdotte a livello nazionale e regionale”.

Tuttavia, poiché la trasmissibilità in gran parte del territorio è ancora con un Rt sopra 1 e comporta un aumento dei nuovi casi, “questo andamento non deve portare ad un rilassamento delle misure“. Anzi, “deve essere un invito a essere ancora più stringenti e rigorosi”, ha avvertito il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli presentando il rapporto. “I dati sono indicativi di uno spiraglio significativo che si apre, ma evitiamo di ripetere gli errori della scorsa estate“. In Lombardia è sceso a 1,15, mentre in Piemonte è a 1,09. Ma come è noto l’indice non è l’unico parametro che viene preso in considerazione per valutare l’impatto del Covid sul territorio.

“Ci aspettiamo nei prossimi mesi di convivere con questa epidemia”. A dirlo è il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Le Regioni dove resta alto sono Basilicata (1,46), Abruzzo (1,32), Toscana (1,31), Friuli Venezia Giulia (1,27) e Puglia (1,24). Seguono Valle d’Aosta, Sicilia ed Emilia Romagna (tutte e tre a 1,14). In Campania la replicabilità del virus è a quota 1,11, a Bolzano 1,16. Umbria e Calabria sono a 1,06, mentre la provincia di Trento si ferma a 1,03. Quattro le Regioni dove è inferiore a 1: Lazio (0,82), Liguria (0,89), Molise (0,94) e Sardegna (0,79).

Nel rapporto l’Iss torna poi a strigliare i dati in arrivo dalle Regioni, segnalando che resta “una criticità nel mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività, sia per completezza“ “Non dobbiamo cantar vittoria – sottolinea Brusaferro – perchè l’Rt è ancora sopra 1, l’obiettivo è arrivare sotto 1 in tutto il paese. Una crescita anche lenta non è un obiettivo da perseguire, vogliamo perseguire una decrescita rapida dei casi”. Tre Regioni diventano osservate speciali: si tratta di Molise, Veneto (attualmente in zona gialla), e Friuli Venezia Giulia (slittato in zona arancione il 13 novembre). Data la “probabilità elevata” di un passaggio alla casella di rischio alto nel prossimo mese, si legge nel dossier, “si raccomanda alle autorità sanitarie” di valutare “la possibile adozione di ulteriori misure di mitigazione“.

Le tre Regioni per ora restano nelle rispettive zone di rischio. Così come Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta, che resteranno rosse fino al 3 dicembre. E di Puglia e Sicilia, ancora in zona arancione. Lo ha deciso il ministro Roberto Speranza (nella foto) con un’ordinanza firmata ieri mattina. Un provvedimento necessario, dal momento che il dpcm impone che ogni 14 giorni la decisione sia rivista. Il ministero, infatti, fa sapere che da qui all’inizio di dicembre resta aperta la possibilità di una nuova classificazione sulla base dell’andamento del contagio. La speranza di Attilio Fontana e Alberto Cirio, che nei giorni scorsi hanno sostenuto che con questi numeri le rispettive Regioni – Lombardia e Piemonte – potrebbero essere “già in zona arancione“, è che la “promozione” possa avvenire prima, cioè il 27 novembre. L’Abruzzo, invece, diventa ufficialmente rossa in queste ore, anche perché di fatto lo è già dopo la stretta varata dal governatore Marco Marsilio.

Ma questa condizione tira in ballo un altro tema caldo per i governatori, ovvero i famosi 21 parametri che, appunto classificano i territori in base al rischio. Il ministro Francesco Boccia è rimasto fermo su un punto: i criteri, ratificati dall’Iss con l’ok degli stessi enti locali oltre un mese fa, per ora non si cambiano. Ma ha concesso ai governatori, che chiedevano di ridurli a 5, l’istituzione di un tavolo tecnico di confronto e aggiornamento costante. L’obiettivo è costruire un percorso condiviso per arrivare al nuovo dpcm che sostituirà quello entrato in vigore il 3 novembre. Al di là dei 21 parametri, su cui si confronteranno gli esperti, le ipotesi sul tavolo per ora sono diverse: dall’apertura dei negozi fino alle 22 al via libera alle cene al ristorante. Ma resta il nodo delle zone rosse, dove non dovrebbe scattare alcun allentamento delle misure, neanche in vista del Natale.