La crisi climatica è una crisi alimentare e umanitaria

Azione contro la Fame, in occasione della Cop28, rivolge un appello al governo sottolineando che la crisi climatica è una crisi alimentare.

La crisi climatica è una crisi alimentare e umanitaria

Un appello alla comunità internazionale per portare avanti un’azione coerente sul clima e una trasformazione sostenibile del sistema alimentare globale. Un messaggio chiaro, lanciato da Azione contro la Fame in occasione della Conferenza mondiale sul clima, la Cop28 di Dubai. La crisi climatica è anche una crisi umanitaria, perché mette a rischio la vita di persone che già vivono in condizioni estreme. Non possiamo perdere altro tempo – dichiara Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame – accogliamo con favore le dichiarazioni secondo le quali il Governo italiano è determinato ad assumere un ruolo di primo piano nei negoziati che si apriranno domani a Dubai, dando il proprio sostegno ai Paesi del Sud del mondo. Ci auguriamo che tali dichiarazioni si traducano in azioni concrete ed urgenti, in grado di invertire la rotta di una crisi climatica che per molti ha già assunto le dimensioni di una catastrofe umanitaria”.

L’appello al governo sulla crisi climatica, alimentare e umanitaria

Azione contro la Fame ha rivolto un appello al governo italiano per promuovere: finanziamenti per il clima accessibili dalle comunità colpite; una transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili; l’accesso ad acqua sicura e a servizi igienico sanitari resilienti ai cambiamenti climatici. La crisi climatica – viene sottolineato – colpisce in modo sproporzionato le persone che hanno contribuito meno alle emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale. Spesso sono le comunità più povere ad essere maggiormente colpite dagli impatti mortali dei cambiamenti climatici. Le loro richieste di sostegno per salvare le loro vite e i loro mezzi di sussistenza e per adattarsi ai cambiamenti climatici sono rimaste in gran parte inascoltate. Sono i Paesi del Nord globale i principali responsabili della crisi climatica e per questo devono “essere all’altezza della loro responsabilità” e “mantenere i loro impegni di aiutare le popolazioni più colpite dalla crisi”.

Per molte persone, soprattutto nel Sud globale, la crisi climatica è prima di tutto una crisi alimentare: ondate di calore, siccità e inondazioni stanno aumentando e distruggono campi, coltivazioni e fonti d’acqua. Oggi, 735 milioni di persone nel mondo soffrono già la fame. Un clima più caldo e mutevole significa che, entro il 2050, fino a 80 milioni di persone in meno avranno cibo in tavola, soprattutto nei luoghi in cui i conflitti, l’instabilità economica e i ricorrenti eventi meteorologici estremi stanno distruggendo i mezzi di sussistenza delle persone.

La sovranità alimentare

La nostra produzione alimentare contribuisce in modo massiccio alla crisi climatica: i sistemi alimentari globali sono attualmente responsabili di un terzo delle emissioni di gas serra. Eppure, esistono alternative sostenibili: approcci come l’agroecologia e la sovranità alimentare – ovvero il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, e di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo – offrono un modo per conciliare la resilienza delle comunità con la sostenibilità e la giustizia sociale, attraverso una produzione diversificata, locale e biologica.

Garantire il diritto a tutte le persone di accedere ad acqua pulita e a servizi igienico sanitari resilienti a eventi climatici estremi, fondamentali per la salute e la sicurezza alimentare, soprattutto delle comunità più colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici. È necessario rendere disponibili finanziamenti mirati per sostenere i Paesi più fragili, oltre a portare il legame tra acqua sicura e cambiamenti climatici al centro dei negoziati internazionali.