La delega fiscale è legge. Con Meloni e Salvini il fisco si fa amico. Ma solo di chi evade le tasse

Il Governo dovrà fare i conti con le risorse. Tanti i capitoli ancora da finanziare dall'Iva all'Irap.

La delega fiscale è legge. Con Meloni e Salvini il fisco si fa amico. Ma solo di chi evade le tasse

In un’intervista a questo giornale il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, ha detto che “i condoni per la destra sono come le ciliegie: uno tira l’altro”. Questo governo ne ha già fatti 12. L’ultimo è quello contenuto nella delega fiscale approvata definitivamente ieri dalla Camera con l’ok anche del Terzo Polo.

Saltano le sanzioni penali tributarie, in particolare quelle connesse al reato di dichiarazione infedele, per chi aderisce all’adempimento collaborativo previsto per le grandi imprese (ma si pensa ad un’estensione anche a quelle medie) se si sono avuti “comportamenti collaborativi” e se è stata comunicata “preventivamente ed esaurientemente l’esistenza dei relativi rischi fiscali”.

Il Governo dovrà fare i conti con le risorse. Tanti i capitoli ancora da finanziare dall’Iva all’Irap

Sempre nell’accertamento contributivo si escludono le sanzioni amministrative e si riducono i termini di decadenza per l’accertamento ai contribuenti con sistema di gestione del rischio fiscale certificato da professionisti qualificati. Il regime di adempimento collaborativo, con i relativi effetti premiali, viene esteso anche ai paperoni che portano la residenza in Italia. Tutte norme che hanno fatto infuriare le opposizioni per l’ennesimo regalo agli evasori. Sebbene il viceministro dell’Economia si affanni a negare.

“Dobbiamo cambiare volto al sistema tributario, è questo che vogliamo fare, ma senza abbassare la guardia nella lotta all’evasione”, ha detto Maurizio Leo (nella foto). Peraltro ricordiamo che il governo con le modifiche al Pnrr ha rivisto al ribasso gli obiettivi della lotta all’evasione sostenendo di non essere in grado di abbassare di tre punti scarsi il tax gap, portandolo al 15,8% nel 2024, ovvero di recuperare circa 15 miliardi di tasse.

Per il resto, nella delega si ipotizza una transizione verso l’aliquota unica. Ma ci si arriverà in vari passaggi. L’idea iniziale è quella di ridurre a tre le attuali quattro aliquote. Per i lavoratori dipendenti salta l’ipotesi iniziale di una flat tax incrementale: al suo posto si introduce una tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività. Per i lavoratori autonomi rimane la tassa piatta del 15% e arriva la possibilità di aderire al concordato preventivo; il fisco fissa quanto devi pagare e se accetti per due anni non hai problemi su controlli per l’imposta sui redditi. Devi invece versare l’Iva.

Su quest’imposta l’idea è quella di una revisione complessiva e di alleggerimento su alcuni beni primari. Per le imprese arriva anche un meccanismo di doppia aliquota, per premiare gli investimenti qualificati fatti dalle società. E c’è il superamento progressivo dell’Irap. Ma per tutti questi stravolgimenti bisognerà fare i conti con le risorse. Sono tutti capitoli da finanziare, così come la cancellazione di molte micro tasse, come il superbollo. La palla passa ora al governo che avrà 24 mesi per emanare i decreti attuativi. La delega fiscale diventa legge tra le proteste dell’opposizione.

“Rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale. A chi evade le imposte vengono promessi, senza alcuna verifica sulla sua situazione di difficoltà economica, sconti di sanzioni e interessi, tempi biblici di pagamento e futuri condoni”, dichiara la segretaria del Pd, Elly Schlein.

“Penso non ci sia nulla di più iniquo di questo provvedimento”, dice la deputata M5S Enrica Alifano, paventando il rischio che il governo possa ricorrere a tagli alla spesa sociale per finanziare i suoi sogni fiscali. Unica nota positiva, se così si può dire, è il via libera a un ordine del giorno del M5S. Che impegna l’esecutivo a garantire “la piena ed effettiva tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per tutte le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali non aventi una stabile organizzazione sul territorio nazionale anche valutando l’opportunità di rafforzare il potere di accertamento dell’Agenzia delle Entrate”.

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