Il governo Meloni la povertà l’ha abolita per davvero. Non riducendola, ma semplicemente decidendo di girarsi dall’altra parte e di cancellare il tema. Il Rapporto Caritas 2025 evidenzia come i poveri sono stati lasciati indietro. Sempre più. E il bilancio su Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro, ovvero le misure che hanno sostituito il Reddito di cittadinanza, è disastroso.
Il contrasto alla povertà, con il governo delle destre, si fa (per modo di dire) senza considerare le condizioni di bisogno, ma valutando solo la presenza di figli minori in famiglia. E così “le politiche contro la povertà diventano un sottoinsieme di quelle per la natalità”. Il risultato è che “assicurare a tutti i poveri una vita decente non è più considerato compito dello Stato”.
Lo Stato abbandona la lotta alla povertà: il fallimento dell’Assegno di inclusione
Le cifre parlano chiaro: con l’addio al Reddito di cittadinanza è stata dimezzata la platea di beneficiari. Si è passati dagli 1,4 milioni di nuclei raggiunti tra il 2021 e il 2022 ai soli 650mila del 2024, con una lieve risalita nel 2025. D’altronde anche la Banca d’Italia parla di efficacia ridotta, tanto che l’incidenza della povertà assoluta – scesa al 7,5% con il Reddito di cittadinanza – è risalita all’8,3%. I più penalizzati sono gli adulti in età lavorativa, i lavoratori poveri e gli stranieri. Il problema è che l’AdI “riduce sensibilmente la platea, esclude una quota significativa di famiglie in povertà assoluta e determina importi medi più bassi”, con l’eccezione solo delle famiglie con disabili.
Sono poi aumentati gli errori di esclusioni, quelli chiamati “falsi negativi”: parliamo delle famiglie in povertà assoluta escluse perché non hanno i requisiti. Mentre non mancano i “falsi positivi”, ovvero chi riceve l’assegno pur non essendo povero. Non va meglio la distribuzione geografica: al Sud c’è il 68% dei beneficiari e al Nord meno del 15%, ma il 45% dei poveri assoluti vive al Nord. Critico anche il giudizio sul Supporto per la formazione e il lavoro: nel 2024 ne hanno usufruito 181mila persone e per la Caritas è solo “una scatola vuota”, con corsi di formazione “del tutto scollegati dalla realtà locale”.
In generale, l’Italia va controcorrente rispetto all’Europa, dove si aumentano nettamente gli importi delle misure per contrastare la povertà (come fanno Germania e Spagna). E l’Italia resta l’unico Paese europeo a non avere una misura di reddito minimo rivolta a tutti i poveri e non solo ad alcune categorie. Il risultato finale è che alla Caritas arrivano sempre più richieste di aiuti alimentari e di contributi per gli affitti e le bollette. Perché, invece, il governo “riporta indietro di anni la lotta alla povertà”.