La destra ha ottenuto il processo a Report. L’opposizione nicchia

Nel mirino della Vigilanza Rai la puntata di Report sull'eredità di Berlusconi. Fnsi: libertà di stampa a rischio.

La destra ha ottenuto il processo a Report. L’opposizione nicchia

Ufficialmente sarà l’occasione per discutere dei criteri usati in Rai per la programmazione delle trasmissioni di inchiesta e dei costi sostenuti per la realizzazione delle puntate, ma l’audizione in Vigilanza di Sigfrido Ranucci rischia di trasformarsi in un regolamento di conti tra il Centrodestra e la trasmissione Report. Già perché la maggioranza, dopo aver forzato la mano in Commissione al fine di ottenere la convocazione del direttore Approfondimento della Rai Paolo Corsini e del vice direttore nonché conduttore di Report, sta già affilando le lame per chiedere conto a Ranucci degli ultimi servizi che hanno messo nel mirino soprattutto Forza Italia.

Nel mirino della Vigilanza Rai la puntata di Report sull’eredità di Berlusconi. Fnsi: libertà di stampa a rischio

A rivelarlo è stato il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, componente della Commissione di Vigilanza Rai che mercoledì ha annunciato: “E quindi Ranucci ed altri dirigenti della Rai verranno in Vigilanza e ci dovranno spiegare chi era e quanto è costato quello che ad avviso di molti era un vero e proprio figurante spacciato, durante la trasmissione di Report, per un parlamentare di Forza Italia. Del resto non potranno avvalersi di un segreto professionale trattandosi del servizio pubblico che, con notizie inventate, denigra una forza politica presente in Parlamento”. Il riferimento è al servizio andata in onda nella trasmissione Report sul presunto testamento colombiano di Silvio Berlusconi che ha fatto rivoltare gli azzurri.

Parole a cui avevano risposto indignati i parlamentari M5S in commissione secondo cui questa convocazione “è un atto intimidatorio nei confronti della libera informazione e un precedente grave che apre la porta a una interpretazione distorta e strumentale delle funzioni della commissione”, con tanto di stoccata agli azzurri: “Chi si ritiene diffamato si rivolga eventualmente a un giudice, ma la Vigilanza non può essere utilizzata come un tribunale dell’inquisizione”.

Il problema è che questa audizione rischia di creare un pericoloso precedente perché la Vigilanza non dovrebbe occuparsi dei contenuti delle trasmissioni, soprattutto quelle giornalistiche, ma dovrebbe limitarsi alla definizione dell’indirizzo da seguire nella programmazione, all’analisi dei costi sostenuti per la loro realizzazione e si occupa della disciplina della comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione in particolare durante le fasi elettorali. Peccato che tutto ciò al Centrodestra non sembra interessare granché in quanto, se si andrà avanti su quanto annunciato da Gasparri, si proverà ad entrare nel merito dei contenuti di Report.

Insomma la preoccupazione di molti esperti è che da questo momento in poi, la maggioranza di turno si potrà sentire in diritto di chiedere conto della condotta di un giornalista del servizio pubblico ritenuto scomodo. Proprio sul tema la presidente M5S della Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha spiegato a La Notizia che “ovviamente la commissione di Vigilanza non è il luogo per dirimere questioni che attengono alla veridicità o meno di un’inchiesta giornalistica. Mi auguro che tutti i componenti della commissione si attengano ad uno scrupoloso rispetto del proprio ruolo e delle funzioni della commissione”.

Il senatore Gasparri vuole conoscere le fonti dei servizi. Ma i 5S avvertono: “Il Parlamento non è un tribunale”

La stessa ha poi aggiunto che “le legittime posizioni di ciascun gruppo politico e di ciascun componente devono sempre esprimersi nel rispetto dell’autonomia dei giornalisti e dei responsabili del servizio pubblico nell’esercizio del diritto di cronaca e dell’indipendenza dell’informazione”. Sfortunatamente in questa partita per salvaguardare la libertà di stampa, le opposizioni non si sono di certo distinte in positivo. Certo è vero che la richiesta di convocazione è stata avversata, soprattutto dal M5S con la presidente Floridia che si è opposta alla richiesta del Centrodestra ritenendola “inopportuna”, e che nessun partito di minoranza l’ha votata – con il solo Pd che collegato da remoto non ha preso parte alla votazione -, ma è altrettanto chiaro che fino ad ora non c’è stata una presa di posizione forte e unitaria.

E in tal senso a pesare è soprattutto il silenzio del Pd che sulle questioni di viale Mazzini è sempre più in difficoltà. Chi, invece, ha spiegato in modo molto chiaro quanto alta sia la posta in gioco è il presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), Vittorio Di Trapani, secondo cui “il conduttore di Report Ranucci è stato convocato in Vigilanza per l’inchiesta che è andata in onda l’altro giorno su Berlusconi. Sinceramente mi sfugge il motivo della convocazione, decisa in ufficio di presidenza a maggioranza”. Poi il vertice di Fnsi ha concluso che l’unica spiegazione è che si tratta di “un ulteriore forma di pressione perché è ovvio che non porta a nulla ed è semplicemente un atto di pressione sulla libertà di Report e delle altre trasmissioni”.

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