La Dia lancia l’allarme, “le mafie inquinano gli appalti già al momento della stesura del bando”

La Dia lancia l'allarme, "le mafie inquinano gli appalti già al momento della stesura del bando". La denuncia nel rapporto semestrale

La Dia lancia l’allarme, “le mafie inquinano gli appalti già al momento della stesura del bando”

Mafia e appalti, la Dia lancia un nuovo allarme. Le imprese legate ai clan tentano “l’inquinamento delle procedure di gare pubbliche già dalla fase di stesura del bando mediante varie forme di connivenza con funzionari pubblici”. A lanciare l’allarme è la relazione semestrale della Dia presentata al Parlamento. “Le tecniche di penetrazione possono concretizzarsi già nella fase di programmazione e progettazione delle opere pubbliche” tramite “azione corruttiva di funzionari e tecnici incaricati”.

La relazione conferma che a dominare la scena del crimine è la ‘Ndrangheta. L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione. Un lavoro che documenta la tendenza, rilevata da diversi anni, al generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno ormai raggiunto un più basso profilo di esposizione. Proprio per questo il fenomeno è ritenuto particolarmente insidioso in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.

Tale tendenza risulta sempre più diffusa in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla insidiosa mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità.

L’ultimo report della Dia

La criminalità organizzata, infatti, preferisce agire con modalità silenziose. Per farlo affinana e implementa la pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo avvalendosi anche delle complicità di imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, formalmente estranei ai sodalizi.

Un’indubbia capacità attrattiva è rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese anche grazie ai finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Sulla base di queste considerazioni, la Relazione propone, con la consueta attenzione allo sviluppo ed alle trasformazioni delle organizzazioni mafiose, la descrizione del quadro criminale – anche schematizzata con l’ausilio di mappe esplicative della sua evoluzione recanti le presenze dei principali sodalizi attivi – senza tralasciare gli importanti, ulteriori elementi informativi contenuti nei provvedimenti di scioglimento degli Enti Locali.

L’elaborato sottolinea, inoltre, quanto lo specifico contrasto debba essere svolto soprattutto avvalendosi della cooperazione internazionale. Questo perché è palese la perdurante tendenza delle mafie nazionali a rivestire ruoli di rilievo anche all’estero. È noto come le organizzazioni criminali, italiane e straniere, siano proiettate a valicare i confini nazionali, costituendo una crescente minaccia per la sicurezza degli Stati.

Scenari futuri

Gli scenari futuri vedono pertanto le economie degli Stati sempre più contaminate dalle consorterie criminali “multiservice provider” in grado di sfruttare nel mondo digitale la capacità organizzativa di fare networking, di stabilire alleanze operative e strategiche tra gruppi diversi, anteponendo l’unità di intenti alle lotte interne.

D’altra parte il limitato ricorso alla violenza, soprattutto nei territori oltre confine, nonché la conseguente mutazione delle organizzazioni criminali vieppiù profilate verso una vocazione affaristico-imprenditoriale, evidenziano il rischio che possa ridursi la percezione della pericolosità sociale della criminalità organizzata.

Per una efficace lotta contro tali insidie, la Dia ha sempre sottolineato, durante gli incontri internazionali, la necessità di utilizzare un linguaggio comune, metodologie e normative condivise per massimizzare l’efficacia delle azioni di contrasto.

Questo perché i nuovi scenari richiedono strategie congiunte e coordinate ad ogni livello, anche in considerazione del recente interesse della criminalità mafiosa verso il sistema delle criptovalute, nonché un più moderno ed efficace adeguamento normativo da parte dei Paesi UE ed extra UE.

Criptovalute e ntfs secondo la Dia sono l’ultimo business dei boss

In relazione allo sviluppo delle transazioni finanziarie attuate mediante il ricorso a nuove tecnologie, quali criptovalute e Nfts, è stato avviato un tavolo permanente volto allo studio delle correlate fenomenologie. Studio che dovrà individuare anche possibili elementi di contatto con la criminalità organizzata.

Si evidenzia, altresì, i rischi insiti nella crescente diffusione dei virtual asset, sui quali anche nel semestre in esame si è incentrata l’attenzione degli organismi internazionali ed europei cosi come quella del legislatore nazionale.

La Rete, il cui progetto era stato avviato nel 2013 e recentemente rifinanziato per ulteriori 24 mesi dal “Grant Agreement” tra il Direttorato Generale per la Migrazione e Affari Interni della Commissione Eu Dg-Home e la Dia con ulteriori 2 milioni di euro “ISF4@ON” a partire dall’1 febbraio 2022, rappresenta lo strumento con cui la Dia favorisce le Agenzie di Polizia (Leas) nello scambio operativo delle informazioni relative alle organizzazioni criminali presenti negli Stati Membri dell’Unione Europea per sostenere le indagini transnazionali anche mediante il rapido invio sul posto di investigatori, specializzati nel particolare fenomeno criminale indagato, a vantaggio dei Paesi richiedenti.

Operazioni congiunte

Nel semestre in esame, il Network ha altresì supportato le Unità investigative degli Stati Membri della Rete @ON in 80 investigazioni e ha finanziato 286 missioni operative in favore di 1000 investigatori che hanno portato complessivamente all’arresto di 480 persone, inclusi 6 latitanti, e al sequestro di circa 146 milioni di euro, droga e armi.

Sono state inoltre recentemente adottate nuove forme di cooperazione giudiziaria (Squadre Investigative Comuni – Sic). Realizzati anche innovativi strumenti finalizzati ad una condivisa lotta al crimine organizzato in ambito continentale (organismi e gruppi di lavoro multilaterali) che devono considerarsi l’anticipazione di una vera e propria legislazione antimafia condivisa tra le Nazioni.

Dalla relazione emerge la necessità di un approccio globale nel contrasto alla criminalità organizzata, con particolare attenzione all’aggressione dei beni illecitamente accumulati dalle mafie, anche fuori dai confini nazionali. Necessario è il ricorso a strumenti come sequestri penali e di prevenzione.