Artiglieria pesante e basi navali, così la Difesa si arma fino ai denti

La Difesa si arma fino ai denti. Da inizio anno autorizzati 16 programmi militari per una spesa che negli anni supererà i 3,5 miliardi

Artiglieria pesante e basi navali, così la Difesa si arma fino ai denti

Al momento in Parlamento ce ne sono soltanto tre in attesa di approvazione da parte del Parlamento. Ma in totale, considerando quelli già approvati, sono ben 16 gli atti consegnati dal ministero della Difesa, diretto oggi da Guido Crosetto, alle Camere relativi a nuovi programmi militari. Che peseranno nel corso degli anni qualcosa come 3,5 miliardi di euro. Una valanga di soldi difficilmente giustificabile. Ma, a quanto pare, vista anche l’ombra di una guerra imminente, il governo pare abbia deciso proprio di non badare a spese. Tanto più se si considera che in questi casi il via libera da parte delle commissioni competenti (Bilancio e Difesa) è solo una formalità.

Gli atti

Ma partiamo dagli atti in corso di approvazione. Il primo riguarda il “Potenziamento delle capacità” del Centro tecnico logistico interforze (CETLI) NBC di Civitavecchia. Il fine è nobile in questo caso dato che, come si legge nel dossier di documentazione, l’ente svolge “attività di studio e applicazioni a carattere militare nel settore chimico, biologico, radiologico e nucleare” e provvede “al recupero, all’immagazzinamento e alla distruzione delle armi chimiche obsolete rinvenute sul territorio nazionale”. Il Centro verrebbe infatti dotato di un impianto di tipo termossidatore pirolitico finalizzato alla distruzione del “munizionamento a caricamento speciale e alla messa in sicurezza delle rimanenti armi chimiche ancora presenti in Italia”.

Già, perché non tutti sanno che nel nostro Paese ci sono ancora 11mila armi chimiche che dovremmo smaltire. Costo dell’operazione: 29 milioni di euro. A questo programma se ne aggiungono, come detto, altri due. Il secondo riguarda “l’ammodernamento, il rinnovamento e il potenziamento dello Strumento terrestre nell’ambito del Information Communication Technology (ICT)”. In altre parole, il programma riguarda l’ammodernamento e la digitalizzazione dell’Esercito mediante la realizzazione di un nuovo Data Center principale presso la caserma “Perotti” di Roma e il relativo Disaster Recovery presso la caserma “Pierobon” di Padova. Per una spesa di 63 milioni nei prossimi anni. E poi, ancora, abbiamo il terzo programma in attesa di via libera.

Che è denominato “Spike” “SPIKE” ed è relativo all’acquisizione, per l’Esercito italiano, di “sistemi controcarro di terza generazione con munizionamento e relativi supporti addestrativi e logistici”. Vera e propria artiglieria pesante, dunque, che peserà sulle casse pubbliche per 143 milioni di euro.

Ok della Camera

Ai 235 milioni fin qui previsti, si aggiungono i miliardi dei programmi già autorizzati. Tra gli altri, parliamo di “Basi Blu”, “relativo all’adeguamento e ammodernamento delle capacità di supporto logistico delle basi navali della Marina militare”, soprattutto per le infrastrutture di ormeggio. Il costo complessivo è stimato in 1,7 miliardi. Restando nel campo delle infrastrutture, spicca la volontà di realizzare “Poligoni di tiro chiusi in galleria per l’addestramento con armi da fuoco portatili”, per l’esercito italiano. Costo dell’operazione: 63,5 milioni nei prossimi cinque anni. Tra i programmi della Difesa, però, ci sono anche mezzi militari nuovi di zecca. Come, ad esempio, i Ground Mobility Vehicle (GMV) “Flyer”. Parliamo di mezzi “aviolanciabili”.

Veicoli, dunque, fondamentali specie per il Comparto Forze Speciali e la Brigata paracadutisti “Folgore”: 229,6 milioni nei prossimi 12 anni. Nulla, però, in confronto a un altro programma di assoluta innovazione e che questa volta riguarda la potenziale difesa da attacchi nemici. Il decreto governativo in questione riguarda la volontà di rinnovare “l’intera capacità di difesa contraerei a cortissima portata dell’Esercito”. Parliamo, in altre parole, di piccoli “missili” difensivi. Il programma prevede una spesa di 175 milioni di euro nei prossimi cinque anni, ma è solo la prima tranche di un progetto ben più ampio che arriverà a costare almeno 808 milioni. Ma non è tutto. Perché nel lungo elenco ci sono anche droni e razzi militari. Per una spesa, come detto, che supera i 3,5 miliardi. Armiamoci, spediamo. E partite.