Per Guido Crosetto non c’è mai stato alcun disaccordo. Eppure, a leggere anche oggi le dichiarazioni di Matteo Salvini, sembra davvero difficile credere a quel che dice il ministro della Difesa. Il decreto che prevede l’invio di armi all’Ucraina, atteso in Consiglio dei ministri il 29 dicembre, continua a dividere il governo. Alla fine, il compromesso è stato trovato e non dovrebbero esserci sorprese, con l’approvazione entro il termine di fine dicembre. E con un testo che cambierà solo nella forma, perché nella sostanza il sostegno del governo italiano a Kiev non cambia.
Certo è che lo scontro c’è stato eccome. Eppure Crosetto, durante la visita al contingente militare italiano a Novo Selo, racconta una versione diversa: “Non c’è mai stato disaccordo”, assicura il ministro della Difesa rimandando al 29 dicembre, quando saranno resi noti anche i contenuti del provvedimento. Per Crosetto il decreto “è chiuso da settimane”, ma se così fosse sorgerebbe inevitabilmente una domanda: perché è stato tenuto nel cassetto finora? La verità è che le tensioni nel governo hanno portato a rinviare fino all’ultimo l’approvazione, dovendo ricorrere a un Consiglio dei ministri convocato proprio negli ultimi giorni dell’anno.
D’altronde anche Salvini, che più volte ha minacciato di non votare con la Lega il decreto, fa capire chiaramente che il negoziato è stato lungo e duro. Ora il vicepresidente del Consiglio ironizza sul caso, invitando i giornalisti a chiedere al senatore Claudio Borghi delucidazioni in merito. Segno che, effettivamente, il clima sul tema è più sereno nella maggioranza. Eppure anche nelle ultime ore Salvini ha ribadito che la discussione c’è stata, rivendicando che il decreto sarà diverso rispetto agli anni passati. L’importante, per Salvini, è che “si parli di difesa e non solo di offesa e che si parli di civili, non solo di militari”.
Decreto armi per l’Ucraina, il punto di caduta
Il punto di caduta, quindi, è stato trovato proprio su questi punti richiesti dal leader leghista. Alla fine, infatti, il testo conterrà alcune concessioni alla Lega. Innanzitutto una formula riguardante gli aiuti, che saranno diretti alla popolazione civile ucraina. Altro riferimento che verrà inserito nel testo finale è quello relativo ai negoziati in corso, da inserire nel preambolo del testo. Modifiche che hanno però un valore molto relativo e che il resto della maggioranza, con Fratelli d’Italia e Forza Italia favorevoli ai nuovi aiuti a Kiev, ha potuto accettare senza troppa fatica. Perché, nel merito, non cambia nulla. La novità riguarda il possibile potenziamento dell’invio di mezzi logistici a uso civile e sanitario, un punto che non cambia in alcun modo l’impegno del governo per l’invio di armi all’Ucraina.
Non è un caso che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, sottolinei che “tutte le armi sono difensive in un Paese alle prese con un’invasione” e in cui si “difendono i civili”. Come a dire che quello dato alla Lega sarà un contentino di poco conto. Perché, alla fine, il decreto ricalcherà quelli degli scorsi anni sui pacchetti di rifornimenti. Consentendo, senza danni per nessuno, a Salvini di piantare una piccola bandierina. Solo simbolica, come detto. Anche perché, va sempre ricordato, questo decreto non entra nel dettaglio delle armi che l’Italia fornirà a Kiev, ma inquadra solo gli aiuti in modo generico. Insomma, tanto rumore per nulla.